«Ma in questi anni ha funzionato»

RomaOnorevole Giuseppe Palumbo, lei è presidente della Commissione Affari sociali ed è anche professore di ginecologia. Come giudica la decisione della Consulta in merito alla legge 40?
«Occorrerà leggere con attenzione le motivazione della sentenza altrimenti si corre il rischio di dare giudizi impropri. Certamente se salta il limite della produzione di tre embrioni non vedo come questo sia conciliabile con il divieto di congelamento che invece resta. Se il limite riguardasse soltanto la questione del trasferimento allora non ne conseguirebbero grandi cambiamenti».
Quali potrebbero essere le conseguenze se è il limite della produzione a saltare?
«Non possiamo pensare di produrre embrioni che poi non siamo in grado di conservare. Si tratterà di trovare una soluzione compatibile con la normativa e anche con la decisione della Corte».
Se così fosse questa sentenza stravolgerebbe la legge sulla procreazione assistita?
«Non la stravolge ma certamente a questo punto occorre ammettere il congelamento».
C’è anche chi ventila il rischio di una deriva eugenetica.
«Non mi sembra possibile si arrivi a una simile deriva. Va tenuto conto che resta fermo il divieto di diagnosi pre-impianto».
Ma quel divieto non è stato cancellato durante il governo Prodi da Livia Turco, allora ministro della Salute?
«La direttiva Turco non è chiara e sicuramente con questa legge non è possibile procedere a una selezione degli embrioni. Credo invece sia necessario aprire alla diagnosi in caso di gravi malattie ereditarie. Anche perché quando si presentano rischi tanto gravi la donna decide comunque di abortire in un secondo tempo. Dunque un’evidente contraddizione con il divieto di diagnosi».
La legge 40 così come è stata applicata fino a oggi è una buona legge?
«Sì. Certamente ha avuto molti effetti positivi.

Prima di tutto quello di evitare iperstimolazioni dannose per la salute della donna. I limiti imposti poi hanno permesso un affinamento delle tecniche come la selezione dei gameti e degli ovociti. Questo non significa che non sia giusto apportare qualche modifica per migliorarla».

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