Per questi giudici chi dà le notizie va condannato

Magistrati contro la libertà di stampa. Ilda Boccassini e Gherardo Colombo hanno citato per mezzo milione di euro Martinelli, giornalista del Tg2. Secondo loro, aver riportato fedelmente l’arringa della difesa nel processo Mondadori corrisponde a un reato

Per questi giudici chi dà 
le notizie va condannato

Il Lodo Mondadori rischia di costare caro non soltanto a Silvio Berlusconi. Il pm Ilda Boccassini e l’ex collega Gherardo Colombo vogliono mezzo milione di euro dal giornalista Maurizio Martinelli del Tg2 e dal suo ex direttore al Tg1 Clemente Mimun. Il primo, in particolar modo - per i denuncianti - avrebbe confezionato un servizio di parte su un’udienza del processo Imi Sir-Mondadori. Un miliardo delle vecchie lire, 250mila euro a testa.
Secondo Boccassini e Colombo, nel servizio curato da Martinelli, andato in onda il 24 febbraio 2005, il Tg1 non si sarebbe «limitato a riprodurre brani dell’arringa della difesa o a riassumerli alla stregua di mere tesi difensive di parte da assumere come tali», ma avrebbe riferito «come narrazione di fatti oggettivi e certi» un episodio su cui molto si è discusso in tribunale. Quale sia questo episodio lo vedremo a breve. Colombo e Boccassini si sono sentiti diffamati da un servizio che li accuserebbe di «aver manomesso documenti acquisiti agli atti di un processo penale». La difesa di Martinelli la pensa in tutt’altro modo, e carte alla mano prova a dimostare che nessun favoritismo alla difesa di Cesare Previti vi fu. Anzi. A riprova dell’equilibrio da sempre dimostrato, sciorinano tutti i servizi mandati in onda in quelle settimane dalla Rai, in cui si dà spazio in egual misura, a seconda di chi è in quel giorno protagonista del processo, alle tesi dell’accusa e della difesa.
Nel documento televisivo incriminato si fa la storia di un particolare episodio relativo alla vicenda Imi Sir-Mondadori. Martinelli, si legge nella memoria difensiva, lo racconta seguendo fedelmente la cronaca dei fatti e riportando le parole dell’avvocato Alessandro Sammarco, legale dell’ex ministro Previti. Il 24 febbraio del 2005 al processo in corso a Milano, l’avvocato di Previti denuncia alcune anomalie che renderebbero nulla la sentenza di primo grado. Di queste anomalie, nell’edizione delle 20 del Tg1, si occupa Martinelli nella sua cronaca. Questa: «Un processo da rifare quello che in primo grado ha condannato Cesare Previti per l’affare Imi-Sir/Lodo Mondadori. Nell’aula della seconda Corte d’appello, l’avvocato Sammarco chiede l’azzeramento di quella che definisce una sentenza a sorpresa. Il mio assistito, dice l’avvocato, è stato giudicato per episodi che non si è mai visto contestare, rispetto ai quali dunque non ha mai potuto difendersi (...) Ci sono vari episodi processualmente molto gravi che sono stati tenuti all’oscuro della difesa e dell’imputato».
Martinelli poi sintetizza: «Il riferimento è al prospetto nel quale l’avvocato svizzero Rubino Mensch illustrò i bonifici effettuati per conto della famiglia Rovelli in favore di alcuni legali romani. Quel documento, consegnato nel maggio ’96 ai pubblici ministeri, è stato in un secondo tempo epurato di alcune voci, due delle quali relative a versamenti diretti al civilista Mario Are». A questo fa seguito la ricostruzione «dell’episodio Mensch» fatta dalla difesa Previti: «Fu proprio Are, è lui stesso ad ammetterlo, che scrisse la famosa bozza poi recepita integralmente nella sentenza del giudice Metta al processo Imi-Sir (che annullava il “lodo” e ridava la Mondadori alla Fininvest, ndr), eppure di Are al processo di Milano non si è mai parlato se non in forma incidentale. Ad inquisirlo, e per gli stessi reati, sono stati invece i giudici della capitale». Infine Martinelli riferisce le parole conclusive di Sammarco: «È a Roma che gran parte delle difese chiedono ora sia trasferito il processo. Se atto corruttivo c’è stato, sostengono i legali, quell’accordo nasce e matura a Roma non certo a Milano». Una cronaca asettica, scevra da interpretazioni: «Tale servizio - insiste l’avvocato di Martinelli - sia pure con la necessaria sintesi giornalistica, rappresenta la fedele riproduzione di quanto dichiarato nell’udienza».
La richiesta di mezzo milione di euro sembra apparire sproporzionata, anche perché i fatti riportati nel servizio televisivo, per i legali di Martinelli sono facilmente riscontrabili. Infatti, osserva l’avvocato Andrea Di Porto, tutti gli episodi raccontati in aula dall’avvocato di Cesare Previti e ripresi nel servizio televisivo da Martinelli, sono riscontrabili - precisa la difesa - nelle trascrizioni del processo e negli atti giudiziari e processuali citati dall’avvocato Sammarco.

Mero esercizio del diritto di cronaca, giura Martinelli. Interpretazione distorta della realtà, ribattono i querelanti. Che battono anche cassa: mezzo milione di euro il risarcimento richiesto.
(Ha collaborato Luca Rocca)

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