Il guaio, se così lo vogliamo chiamare, è che i «piedi» dell'organico della Sampdoria - fatte salve le tre o quattro eccellenze che conosciamo - globalmente stanno sotto la media della serie A. Sicché, quando l'avversario particolarmente brillante sotto il profilo tecnico riesce a tenere alto pure il livello atletico, il diesel blucerchiato fatalmente s'ingolfa, i cervelli vanno in confusione e la squadra viene sottoposta a pene infernali. È già accaduto due volte su due, contro Lazio e Napoli che hanno inscenato a Marassi due primi tempi da flipper, roba da restarne fulminati. Contro avversari del genere, i piedi dei Gastaldello Lucchini Zauri Dessena e compagnia salendo vanno talmente in tilt da sembrare a un bel punto in gara a chi maggiormente regala. Nella mole di passaggi sbagliati nel corso dell'allucinante primo tempo anti Napoli ne ho contati più di venti «per paura», di quelli che non si possono sbagliare: e sono state altrettante furibonde ripartenze regalate a Lavezzi Gargano Hamsik Cavani e soci.
Poiché d'altronde l'organico della Sampdoria è fatto di gente seria, professionalmente impeccabile, fidatissima e dotata di grande spirito di sacrificio, al limite della trincea blucerchiata spuntano sempre un piede, una testa, un petto, un'anca, un guanto o una scarpa del portiere che nel momento supremo ci mettono eroicamente una pezza. Accadde contro la Lazio, è riaccaduto contro il Napoli. Finché l'avversario, fiaccato dalle sue stesse prodezze vanamente ripetute «ad abundantiam», smorza i toni. A quel punto, passata senza danni apparenti l'oppressiva buriana, sotto la spinta di una tifoseria esemplare la Sampdoria tutto orgoglio e passione può anche vincere il match, come miracolisticamente accadde con la Lazio, o comunque passare in vantaggio com'è riaccaduto con il Napoli. Ma se in extremis ci riscappa la beffa (letale quella del Werder Brema, accettabile quella del Psv Eindhoven, mortificante questa del Napoli per via di due ingenuità difensive madornali) vorrà pur dire qualcosa: tre gravi indizi fanno o meno una prova?
A ulteriore parziale scusante della Sampdoria può essere semmai citato il leggiadro «laissez fair» dell'arbitro Valeri, che dirigendo da 40 metri di distanza non solo non ha sanzionato nel primo tempo la spinta da rigore di Cannavaro alle spalle di Cassano ma soprattutto ha colpevolmente tardato ad estrarre il cartellino giallo nei confronti delle durezze intimidatorie del trio difensivo campano in danno del convalescente Pazzini e del martoriato Cassano.
E ora? Che accadrà domani sera a Cagliari, con Volta sperabilmente in difesa, Pozzi al posto di Pazzini e Marilungo sperabilmente ristabilito? Una cosa è certa: la pubalgia di Poli e il prolungato acciacco di Tissone sono stati esiziali, mentre Semioli è un pesce fuor d'acqua in un centrocampo «a tre». Per fortuna nella disgrazia, lo spirito di squadra che riesce a trasmettere Di Carlo ai discepoli è una garanzia.
Il guaio - così dobbiamo chiamarlo - è che in occasione del rigore trasformato da Toni a Parma l'arbitro internazionale Rizzoli (ma mi faccia il piacere, se ne vada!, direbbe Totò) non abbia riammonito e conseguentemente espulso, come da regolamento, il già ammonito Zaccardo. Intanto perché allo stesso Zaccardo - l'ironia della sorte non ha limiti - sarebbe risultato impossibile segnare il gol del pareggio. Eppoi perché, direbbe filosoficamente Catalano, giocare legittimamente contro dieci avversari anziché contro undici per il Genoa sarebbe stato meglio. Intendiamoci, il punto di Parma è buono, tutti i punti - finché si prendono - d'altronde sono buoni. Ma essere secondi in classifica a quota 6 anziché noni a quota 4 sarebbe stato un bel viatico in vista del furibondo match in programma domani sera a Marassi contro la disperata Fiorentina di Mihajlovic e del successivo sabato sera di lotta e di governo a casa del Diavolo.
Per intanto Gasperini giustamente s'affida a Ranocchia (il miglior difensore centrale del campionato) e Criscito (il miglior laterale sinistro) che a Parma Prandelli ha potuto constatare di persona assolutamente meritevoli della Nazionale, agli immarcescibili Rossi e Milanetto, a Toni e Destro che faranno opportunamente staffetta, ai «freschi» Chico Kaladze Kharja e Sculli. E speriamo che - compattati dal peraltro stavolta legittimo «dagli all'arbitro» - non sorgano ulteriori disturbi extra campo, con conseguente scontato «dagli ai giornalisti» che secondo i bempensanti notoriamente pescano nel torbido.
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