«Qui passione e armonia Alla festa la vera Italia»

Il segreto? Per noi prima della poltrona viene la gente

«Qui passione e armonia Alla festa la vera Italia»

Milano«Ho fatto di tutto, anche la presentatrice. A un certo punto mi è toccato intervistare due direttori: Minzolini e Paragone». Laura Ravetto è reduce della sua prima Festa della libertà da quando è responsabile nazionale comunicazione, immagine e propaganda e del Pdl. Come si dice in questi casi, è «stanca ma felice». Il Palalido ieri è stato preso d’assalto da una folla di persone che cercavano un posto a sedere già dall’ora di pranzo per essere sicuri di vedere Silvio Berlusconi: «Adesso l’obiettivo è moltiplicare le feste della Libertà, organizzarle in tutto il Paese».
La preoccupava questo debutto?
«Un po’, ma devo ammettere che il mio compito è molto agevolato dall’avere come presidente del Pdl il campione della comunicazione politica. È andato tutto bene anche grazie all’esperienza di Ignazio La Russa, che ha la capacità di galvanizzare e galvanizzarsi. È stato bello vedere tanta gente vera».
Difficoltà a integrare due anime del Pdl? A giudicare dal pubblico, non sembrerebbe.
«C’è sempre stato un clima di grande allegria, serenità e passione. Ecco, il termine giusto è passione, non divisione. Abbiamo dimostrato una cosa importante e cioè che il nostro è un partito di gente vera nel quale esiste un dibattito vero e acceso. Quando ci sono contrasti riguardano personalismi a livello locale, ma c’è grande armonia nella classe dirigente e nel popolo».
Vuol dire che il distacco dalla politica non è un problema che riguardi il suo partito?
«Il Popolo della libertà è nato per superare quella difficoltà e ci è riuscito, perché è un partito della gente, delle persone, non della casta e della classe dirigente. È bello vedere tante persone che si avvicinano non per interessi personali ma per fare l’interesse del Paese. Siamo usciti dalla logica dell’incarico. Per noi vale sempre il motto people first, le persone prima di tutto».
Dal palco ha detto di essere dispiaciuta per l’immagine distorta che all’estero si ha dell’Italia.
«Riuscire a trasmettere un’immagine autentica di noi è uno dei miei principali obiettivi. Penso che ciò sia dovuto a un certo nostro provincialismo, che tiene poco conto dei media stranieri. Mi piacerebbe aprire un canale, certo non per influenzare ma per stabilire un contatto. Quando sono all’estero mi dispiace quando trovo una visione unilaterale».
C’è un grande dibattito sui toni della televisione pubblica e sulla libertà di stampa.

Lei che cosa ne pensa?
«Penso che la libertà di stampa, dato inconfutabile nel nostro Paese, si confonde troppo spesso con il diritto di diffamazione, con il diritto di dire cose non veritiere. Il diritto di critica va preservato, ma non va preservato il diritto di calunnia».

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