La campagna d’Europa di Mattarella

Il capo dello Stato: "È un periodo complicato e serve responsabilità. Dobbiamo trovare il modo di contribuire alla pace e alla stabilità"

La campagna d’Europa di Mattarella
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Roma - Sta passando l’ultimo treno e siamo già in ritardo. Basta chiacchiere, finiamola con veti e burocrazia: adesso, subito, servirebbe “una riforma strutturale” che trasformi la Ue in un “soggetto geopolitico capace di incidere su scala planetaria” e che “sappia fornire risposte rapide e razionali ai cittadini, recuperando il consenso sociale”. Ma intanto, dice Sergio Mattarella, se non vogliamo diventare marginali e irrilevanti, possiamo accontentarci di un sussulto, di un segnale, di “un salto di qualità”. Cominciamo dalla difesa comune. “È un momento storico decisivo per l’Europa, un frangente inquieto, esposto alle perturbazioni dell’ordine internazionale, in cui la dimensione della sicurezza rispetto alle minacce esterne acquisisce un rilievo crescente”. Solo così tra i venti di guerra potremo “incidere su scala planetaria”. Ursula gli da ragione e lo ringrazia per il “sostegno incrollabile” a Kiev. “Risponderemo al suo Nessun dorma. Oggi stesso ne abbiamo discusso nella riunione del collegio. Vogliamo volare alto”.

La campagna d’Europa di Mattarella prosegue dunque a Bruxelles, dove incontra ì vertici della Commissione e i parlamentari italiani. Mimmo Lucano, Si, gli regala una kefiah palestinese e Ilaria Salis un libro sulla detenzione in Ungheria, ma il capo dello Stato non fa una piega e si limita a consegnarle i reperti allo staff. Dopo i discorsi, “le sveglie”, di Marsiglia e Coimbra, ecco un altro accorato appello a muoversi. “È un periodo complicato e serve responsabilità. Dobbiamo trovare il modo di contribuire alla pace e alla stabilità”. Bisogna pure svecchiare la macchina. “Quanto più le istituzioni si dimostrano trasparenti ed efficienti, in grado di comprendere le fondate preoccupazioni della gente, tanto si rafforza il consenso”.

Roma farà la sua parte. “Avete aperto molti cantieri - dice a Ursula - che vanno nella giusta direzione. Politiche migratorie, semplificazione, interventi per la competitività. L’Italia e il suo governo sono pronti a lavorare con responsabilità e concretezza a fianco vostro”. Diversi Paesi sono in lista d’attesa per entrare nella Ue. Purtroppo si vedono segnali “di affievolimento della spinta europeista” nelle opinioni pubbliche dei candidati. Una crisi di “fiducia”, colpa forse “delle promesse di benessere e sicurezza che non abbiamo saputo alimentare”.
E qui si torna al nodo centrale, la mancanza di un esercito e anche di una politica estera comune. “Ci troviamo - accusa il presidente- a dover colmare con urgenza i ritardi accumulati nel corso di decenni in cui gli Stati membri non hanno saputo prendere scelte condivise per rafforzare la capacità di difesa comune”.

Dipendiamo dalla Nato, chissà per quanto tempo ancora. E questo è un guaio. Se vogliamo contare nel mondo, “governando le sfide strutturali di portata globale”, dobbiamo “sviluppare adeguatamente la difesa comune”. È un impegno “cruciale”.

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