Quote rosa, la spunta la Prestigiacomo

da Roma

Il ministro Stefania Prestigiacomo non piange, «lo farò solo a legge approvata». Il premier Silvio Berlusconi sorride, ringrazia la «perseveranza della Prestigiacomo che ben conosciamo» e si rammarica un po’: «Era più meritorio approvarle senza norma cogente, noi l’avremmo applicate comunque...». Le quote rosa son tornate. Il Consiglio dei ministri vara il provvedimento tanto agognato dalla ministro per le Pari opportunità: prima firma, quella di Berlusconi. Un disegno di legge che ricalca l’emendamento alla riforma elettorale bocciato il 12 ottobre scorso dalla Camera, e per il quale tanto la Prestigiacomo che Gianfranco Fini si erano battuti.
Consta di un solo articolo, il ddl approvato ieri a Palazzo Chigi con tre voti contrari (Pisanu, Martino e Giovanardi). Vi si stabilisce un ingresso graduale di quote riservate alle donne: per la prima elezione successiva all’approvazione, quella del 2006, ogni tre uomini in lista ci dovrà essere una donna. In quelle successive (2011 se non ci saranno elezioni anticipate), una donna ogni due candidati uomini. Graduali anche le sanzioni: nel 2006 una multa salata (il rimborso elettorale decurtato della metà); nel 2011 l’esclusione della lista «maschilista» dalla competizione. L’ultimo comma attribuisce al premier il compito di riferire entro tre mesi dalla votazione sull’applicazione della legge e sulle «misure necessarie per promuovere ulteriormente le pari opportunità alle cariche elettive».
Se non c’è stata unanimità nel Consiglio dei ministri, la Prestigiacomo confida comunque nel «buon esito dell’iter parlamentare, vista anche la non contrarietà di numerosi altri ministri che prima avevano espresso perplessità, come Buttiglione e Baccini». Alle riserve di carattere culturale, si è aggiunta anche la presumibile incostituzionalità della norma, a giudizio del ministro Giovanardi: «Non solo ritengo che non passi al vaglio di costituzionalità, ma da ministro per i rapporti con il Parlamento non posso non tener conto che il Parlamento ha già bocciato con una maggioranza schiacciante questo testo». È stato grazie all’aiuto di Berlusconi, Tremonti, Fini e Calderoli, che la proposta è riuscita a superare lo scoglio del Consiglio. Per superare quello del Senato, la Prestigiacomo ha ottenuto un «impegno della Cdl» e si è appellata all’Unione: «Chiedo il contributo dell’opposizione per trovare un’intesa larga, il riequilibrio della rappresentanza è troppo importante perché su questo ci si possa dividere per esigenze di propaganda politica».
Le prime risposte giunte dall’Unione lasciano un certo margine di ambiguità. Il dialogo è possibile, hanno detto, se le quote rosa vengono messe in una corsia preferenziale e approvate prima della riforma elettorale, ovvero votate come emendamento alla riforma elettorale. «Impossibile», ha rilevato il presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Pastore (Fi). «Allora rischiano di entrare nel novero delle pie intenzioni», ha ribattutto il dielle Bordon. Anche dalle donne unioniste i commenti non fanno ben sperare. «È solo un diversivo», per la verde De Petris. «Una scelta di ripiego», per Giovanna Melandri (ds). «Uno spot del premier», ha aggiunto Barbara Pollastrini (ds).

«Meglio non illudere le donne», ha chiuso la porta Grazia Pagano(ds). «Fumo negli occhi», il giudizio di Di Pietro. Per condurle in porto e far piangere di gioia la Prestigiacomo, insomma, la Cdl dovrà fare tutto da sola.

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