da Roma
Ugo Sposetti tre, «la vendetta». Mentre tutto il gruppo dirigente della Quercia dissimula il suo maldipancia per la fusione a freddo nel Pd, mentre il politicamente corretto impone di ammainare le identità scomode, chi è lunico dirigente della Quercia che si fa portabandiera dellormai frastornato «popolo delle salsicce»? Chi difende i superstiti diessini dalla sindrome del cambia-il-tuo-nome perché senno non mi sento a casa mia? Ma ovviamente lui, Sposetti.
E così, dopo aver ideato il luciferino meccanismo delle fondazioni (che salva la cassa dei Ds e la sottrae alla comunione dei beni del «matrimonio»), dopo aver difeso con unghie e denti il copyright della festa dellUnità dai margheritisti come Salvatore Vassallo che volevano fosse ammainato, dopo tutto questo ieri lindomabile Ugo ha di nuovo impallinato gli alleati parlando del duello fra i due giornali in un dibattito con il suo omologo Luigi Lusi. Ugo non ha dubbi sulla testata che deve sopravvivere: «Dovrà decidere - spiega il tesoriere di ferro - chi sarà chiamato a guidare il Pd. Ma penso che lUnità abbia maggiori possibilità di diventare il giornale del Pd. Vende 50mila copie al giorno, e ha quasi 360mila lettori. Io - aggiunge - non ne farei a meno ed eviterei incomprensioni o risse che non servono a nulla. Però, se considero storia, insediamento, lettori e copie vendute, la mia propensione - conclude - va a lUnità». Come dire: se proprio Veltroni volesse fare una follia...
Ed è ancora più esilarante, poi, la metafora del nuovo partito e del matrimonio (di convenienza) raccontata con lingua impenitente. Ma quale partito nuovo, ma quale fusione. Sposetti va giù con il bisturi e dice: «È un matrimonio - scherza - tra Ughetta e Luigi.
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