La rabbia delle mamme e dei compagni di classe «Assurdo morire così»

TorinoUn filo rosso lega Rivoli e Torino. A tesserlo sono gli studenti del liceo scientifico Charles Darwin e gli studenti universitari, i genitori e gli insegnanti. Un filo sul quale scorre un cocktail di sentimenti contrastanti: rabbia, tristezza, sfiducia, impotenza, voglia di ribellione. Liceo scientifico Darwin il giorno dopo. Il giorno dopo la morte di un ragazzo di 17 anni schiacciato da un soffitto crollato. L’intero mondo studentesco torinese è chiamato a raccolta, a far sentire la propria voce, la propria disperazione. È troppo presto per parlare di elaborazione del lutto, per capire il perché di questa tragedia. La riflessione, la logica lascia il passo alle tante emozioni forgiate dai cuori spaventati dei liceali rivolesi.
Ancora troppo fresche le lacrime. E tante quelle che ancora non sono sgorgate, atterrite dalle grida di dolore dei ragazzi feriti che, per un istante, hanno visto la morte in faccia e poi l’hanno drammaticamente trovata sdraiata accanto a loro nel volto di Vito Scafidi. Circa 300 gli studenti, genitori e professori che ieri pomeriggio si sono ritrovati nei corridoi di Palazzo Nuovo, la sede storica dell’Università, per un’assemblea. Un incontro organizzato per riflettere e per reagire, poi sfociato, dopo le testimonianze di chi sabato ha assistito al crollo, in un corteo per le vie del centro di Torino. A passo lento hanno attraversato un città prenatalizia per l’ultima giornata ecologica del 2008, per dire che «a scuola e sul lavoro non si può e non si deve morire». I manifestanti sono partiti da Palazzo Nuovo e la loro prima tappa è stata il cinema Massimo in via Verdi dove si stava svolgendo il Torino Film Festival di Moretti. In sala stavano proiettando il film «Berlinguer ti voglio bene».
Gli studenti sono saliti sul palco, hanno spiegato il perché di quell’irruzione, invitando gli spettatori a unirsi a loro in questa marcia sì di protesta, ma anche di solidarietà e cordoglio per le famiglie delle vittime. La sala si è semi svuotata e anche Moretti, presidente del Tff, non ha avuto la forza di stigmatizzare il comportamento degli studenti. «Li capisco», ha detto laconico. Da Torino a Rivoli il filo rosso è tessuto dalle parole che campeggiano sulle centinaia di biglietti attaccati davanti all’ingresso del liceo. «Non è possibile che nel 2008 un ragazzo debba perdere la vita nella propria scuola», si legge. E ancora. «Dolce angelo, tu in questa maledetta scuola ti sei spento ingiustamente», recita un’altra lettera dedicata a Vito Scafidi. «Forse anche tu come me ieri non avevi voglia di andare a scuola», scrive un altro amico. «Con immensa rabbia e con il cuore in lacrime dalla compagna Silvia». Qualcuno ha lasciato anche dei fiori. Una rosa blu, una margherita: «Non ti conoscevo - è scritto su un biglietto attaccato a uno dei mazzi -, ma la tua morte mi ha lasciato senza parole. Addio Vito». E si moltiplicano anche i messaggi pubblicati sul web dal gruppo. «Tutti per Vito Scafidi» su Netlog. Il web come valvola di sfogo. «Vito anche se non ti ho mai conosciuto bene non perdonerò mai la tua morte... un ragazzo normale e innocente come noi che a soli 17 anni finisce in un modo atroce la vita che appartiene di diritto a qualunque persona... con lui muore una parte di noi...», scrive Diego. Intanto il sindaco di Rivoli ha indetto il lutto cittadino.

All’imbrunire tutto tace. In piazza martiri della Libertà a Rivoli si accedono una dopo l’altra le fiaccole di migliaia di ragazzi. Lentamente, in un silenzio attonito, si mettono in marcia come fantasmi verso il liceo. Per non dimenticare.

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