E adesso chi li ferma più? Gli strilli della Juve, non quelli della Juve. È bastato il Parma per ricordare che la via verso lo scudetto sarà lunga e faticosa. E per ora i punti di quellipotetico vantaggio sul Milan sono diminuiti: manca una partita di recupero, possono diventare solo due. È bastato Vucinic per dimostrare che se le pistole vanno ad acqua non affondi nessuno. È bastato larbitro Mazzoleni per scatenare nuovamente quel meraviglioso piangina che risponde ad Antonio Conte: bravo in panchina, bravo nel gestire e caricare la squadra, ma insuperabile quando cè da puntare il dito contro gli errori arbitrali e fare la voce delleterno condannato. «Hanno paura di fischiarci i rigori contro. Sento aria pesante nei confronti della Juve. Voglio ci trattino con equità. In 22 partite abbiamo ricevuto solo un rigore a favore. Non è normale per una squadra che attacca per 75 minuti nella metà campo avversaria. Perché? È il segreto di Pulcinella. Basta andare indietro e cè la spiegazione». Leterna ferita, il veleno nel sangue riporta sempre a Calciopoli. Quei cori che inseguono la Juve in tutta Italia. «Sappiamo solo rubare? Ma chi?», ha ricordato e si è risposto Conte.
Rabbia e furia sono state tuttuno nel fine partita e nel dopo partita. Tutto in colore juventino, perché quelli del Parma non hanno perso compostezza. Stavolta alla Juve mancano due rigori, dice lui. E al Parma uno, andrebbe soggiunto. Il conto ci può stare, anche se il rigore più vero è quello negato a Giaccherini dopo 18 minuti della ripresa: il primo della serie, il più vero perché al lancio stilizzato di Pirlo è seguito lo scatto dellindomabile Giaccherinho e Biabiany, ingenuone ed affannato, gli ha toccato la gamba che lo teneva in equilibrio. Concesso il rigore poteva cambiare la partita che, fino allora e per tutto il tempo successivo, ha chiamato la Juve a un tiro a segno che ha fruttato un palo colpito da Chiellini dopo quattro minuti e una valanga di occasioni cercate e buttate da Vucinic.
Al tirar delle somme della partita i tiri juventini (fuori o dentro lo specchio) sono stati 16 e quattro soltanto quelli del Parma, propiziati dallanima indomabile di Giovinco che ben conoscendo gli ex compagni, sa come affrontarli e guizzare fra le gambe loro. In una occasione ha pescato anche lingenuità di Barzagli, che gli ha appoggiato la mano sulla spalla di quel tanto da spingerlo verso terra. La formica è leggerina, ci vuol niente a farla cadere. Poteva essere rigore, ma larbitro ha creduto ad una simulazione (comunque non punita), così come non ha creduto alla caduta di Pirlo in area, negli ultimi istanti: scomposto nel movimento da un ginocchio di Santacroce finito sul suo sedere. Cè? Non cè? Diciamo che era il rigore di minor evidenza. O almeno il più contestabile per chi lo avesse subito.
Ma da questi episodi è partita la tirata nervosa e polemica di Conte. Su altri invece dovrà ragionarci con più freddezza. La Juve ha tenuto in mano la partita, ma ha rischiato di essere colpita dal fioretto di Giovinco. Ha prodotto gioco, sempre aggressivo ma non sempre pungente. In attacco si sono alternati Matri, Vucinic e Quagliarella, ma tutti a miccia bagnata. Vucinic sembra sempre che possa spaccare le reti, poi fai i conti dei gol e ricordi che questanno sono solo tre: intuibile dal modo molle, e poco concentrato, di chiudere le azioni. In panchina ieri sera cerano Borriello (leggi nuovo acquisto) e Del Piero e in panchina sono rimasti. Sarebbe interessante capirne la ragione. La Juve è un bel panzer, ti macina, ti stronca con forza e determinazione, ma poi basta una squadra messa meglio rispetto al passato, comè il Parma, e tutto si fa più difficile.
Juve ancora imbattuta. Chapeau! Ma sicuri che i 10 pareggi fin qui ottenuti (quasi da record) non siano il segnale della sua debolezza? Dice Conte: «Lavoriamo come animali». Dipende sempre dalla specie.
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