Raccontateci i vostri 35 anni di emozioni

Raccontateci i vostri 35 anni di emozioni

(...) Quindi, dicevo, i festeggiamenti per noi sono quotidiani.
Ma trentacinque anni per l’edizione locale di un giornale sono un traguardo importante. E quindi raddoppiamo i festeggiamenti, in un percorso che arriverà al 28 gennaio, coinvolgendo anche tutti voi. Come si fa in una famiglia. Quando un nonno, un papà o uno zio festeggiano un compleanno importante, tutti si preparano adeguatamente: pranzo luculliano, vestito buono e entusiasmo contagioso.
Ecco, noi questi anni con il più fedele e assiduo degli amici, li festeggeremo in questo modo. Coinvolgendo tutti coloro che si sentono parte di questo straordinario progetto e questo modo di fare informazione: quindi, i primi invitati siete proprio voi, voi lettori che non ci avete mai abbandonato in tanti anni. E che - negli ultimi tempi - siete diventati soggetti e non semplicemente complementi oggetti del nostro lavoro: sempre più spesso, gran parte di quello che leggete su queste pagine nasce da vostre segnalazioni. E altrettanto spesso siete voi a scriverlo direttamente, in prima persona, senza mediazioni giornalistiche. In modo più vero e, spesso, in italiano migliore.
Quindi, in questo anno di festa, chiedo subito il vostro aiuto. Se avete materiale, aneddoti, storie e testimonianze su cosa sono stati i vostri trentacinque anni con il Giornale di Genova e della Liguria, mandateci pure tutto in redazione. Sarete voi, in prima persona, a raccontare questa storia entusiasmante. E poi, magari, studieremo anche un giorno di porte aperte in redazione o una festa. Poi, per i dettagli, ci si organizza.
La storia è quella di un gruppo di redattori guidati da un gruppo di giornalisti straordinari: su tutti, Luigi Vassallo, il fondatore, l’anima di questo progetto, poi proseguito trionfalmente. E poi Massimo Zamorani, Luciano Basso, Mario Sechi, Carlo Piano, Alessandro Rocchi, coloro che mi hanno preceduto in questa incredibile e bellissima avventura. E, con loro, un gruppetto di giornalisti tutti uniti dalla passione e dall’amore per il proprio lavoro, che hanno passato il testimone alla squadra di oggi: Marina Sirtori, Monica Bottino, Diego Pistacchi, Ferruccio Repetti e Federico Casabella, autori di un miracolo quotidiano.
Ecco, tutto questo ve lo racconteremo man mano.
Consapevoli che lo spirito, l’anima di questo Giornale non cambia, perchè è la vostra, prima ancora che la nostra. Me ne rendo conto in questi giorni leggendo le lettere autografe che Indro Montanelli ha mandato ad alcuni di voi che mi avete fatto l’onore di rendermene partecipe. E, soprattutto, me ne rendo conto rileggendo le pagine del Giornale degli anni Settanta e Ottanta allegate negli ultimi mesi.
Quei quattro paginoni centrali sono la migliore smentita alla leggenda metropolitana secondo cui il Giornale di Montanelli era antitetico rispetto a quello odierno. Leggenda di cui si cibano tanti antimontanelliani dell’epoca e qualcuno che al Giornale era in quarta o quinta fila e che oggi si spaccia per erede autorizzato. In mancanza di testamenti, ovvio.
Alcuni degli articoli di Montanelli (c’è gente che lo chiama «Indro» senza mai nemmeno averlo letto, un po’ come quelli che si stampano la scritta «giornalista» sul biglietto da visita solo perchè sono iscritti all’Ordine), potrebbero essere pubblicati pari pari oggi.
Certo, non i ritratti dei Moro e dei La Malfa, che pure sono ancora godibilissimi.
Ma in Montanelli, al di là di qualche scivolata sulla frizione dialettica, ci sono sinceri echi di garantismo. Non certo l’approvazione acritica dell’operato di ogni pubblico ministero.
Poi, un ultimo episodio. Piccolo, ma significativo.

Il giorno dell’omicidio di Walter Tobagi, accanto ai racconti toccanti del fatto, c’era un boxino dove si informava dell’apertura di una sottoscrizione per una borsa di studio per moglie e due bambini «senza libretti di risparmio giacchè i giornalisti onesti non ne hanno».
Ecco, da trentacinque anni Il Giornale di Genova e della Liguria e la sua famiglia, è questa roba qua.
Ve la racconteremo nel corso di quest’anno.

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