Il racconto è un corpo di ragazza

Alessandra Montrucchio e Marta Pastorino hanno in comune il fatto di essere ragazze di bell’aspetto, torinesi (la prima per nascita, la seconda d’adozione) e scrittrici (la prima di professione, la seconda chi sa, forse sì). In ogni caso, Montrucchio pubblica con Marsilio Fuoco, vento, alcol (Marsilio, pagg. 180, euro 14), dove si raccolgono nove racconti divisi in tre parti, come la Gallia di Cesare: la trilogia dell’amore letterario, quella delle fiabe non raccontate, quella etilica. Pastorino, neosposa, esce invece nell’ottima collana «Gli intemperanti», curata da Giulia Belloni, con un racconto lungo dal titolo minaccioso: Effetti collaterali (Meridiano Zero, pagg. 96, euro 6).
Interessa, in queste due giovani, l’uso del corpo femminile, che s’immagina derivi da una certa consuetudine con il proprio. Pastorino ha il coraggio civile di mettere in scena un’ammalata giovane. La ragazza s’imbottisce di farmaci, sviluppa per questi una dipendenza non diversa da quella che instaura con il suo farmacista, che presto diviene una specie di amante-psicologo-confidente, sebbene chiuso in un mutismo doloroso. È muta anche la scrittura di Pastorino, nella sua costante vigilanza sulla parola e sul giro di frase. Un intarsio di rarissimo equilibrio, giocato sull’ossessione per il male fisico e per un amore innaturale, risolto in un epilogo che lascia senza parole il lettore più disincantato.
Ben diverso il tratto di Montrucchio, che è traduttrice affermata e poi romanziera di buon successo (di un suo precedente Cardiofitness è in uscita la riduzione cinematografica, prodotta da Rai Cinema). Dei nove racconti selezionati con una certa generosità, i tre più interessanti sono quelli della sezione «Fuoco», ovvero «Trilogia dell’amore letterario». È chiaro appunto dalla titolazione che a Montrucchio non è estraneo un certo autocompiacimento e un comprensibile amore per la propria voce narrante; ma nemmeno si può negare che la ragazza abbia qualità. Il pezzo forte è il racconto Cronaca di una storia qualunque, in cui una Giulia prende il posto di una Rosaria nel cuore e nella vita di un Andrea, ragazzo davvero qualunque di questi tempi.
La vicenda è narrata con ovvia e comprensibile simpatia per la parte femminile, però convince per una certa grazia vigorosa e per la bellezza delle protagoniste, così come la si evince, molto maschilisticamente, dalla lettura (è normale che un uomo racconti donne gradevoli alla vista, non è detto che la cosa riesca altrettanto facile a una donna). L’elemento letterario del racconto sta nella svolta impressa ai fatti dalla lettura di Il profumo di Patrick Süskind, trascurabile successo di qualche anno fa di cui è uscita di recente una versione un po’ migliore al cinema. Il finale è tragico, ma grazie al cielo senza scene madri. Pregevole anche la terza storia, Tre anni (lettera da una fan), in cui Montrucchio parla con la voce di un marito stupito.

Sua moglie scrive lettere a un non meglio precisato idolo che è il vero centro dei suoi interessi. Lui è al corrente della passione, non della manìa epistolare. L’epilogo è doppiamente grottesco, non è quindi il caso di svelarlo, conviene invece leggerlo.

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