"Party Like a Deejay", l'elisir di gioventù di una radio che è uno stile di vita

La radio resta un aggregatore sociale che ha un elisir di eterna gioventù: il pop

"Party Like a Deejay", l'elisir di gioventù di una radio che è uno stile di vita
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La radio resta un aggregatore sociale che ha un elisir di eterna gioventù: il pop. Le radio specializzate (ad esempio quelle che trasmettono solo rock oppure solo hip hop eccetera) sono legate a doppio filo con le sorti del genere di riferimento. Se non si rinnova, le condanna a trasmettere quasi soltanto classici e quindi ad alzare progressivamente l'età media degli ascoltatori. Ma se la radio è generalista, allora i palinsesti saranno in continua e aggiornata evoluzione. Lo conferma il caso di «Party Like a Deejay», la festa annuale di Radio Deejay. Ieri al Parco Sempione di Milano ha raccolto un cast che parla da solo: ventisei artisti, da Wayne ad Articolo 31 passando per Mr. Rain, Boro Boro, Clara, Blanco, Sangiovanni, Annalisa, Tommaso Paradiso, Oriana Sabatini, Rondodasosa, Bresh, Ariete, Lazza, Elodie (foto), Paola & Chiara, Rhove, Madame, Fedez e Pinguini Tattici Nucleari.

Cinque anni fa, non sarebbe stato possibile invitare la maggior parte di loro perché non avevano ancora pubblicato musica. E una grande percentuale di ascoltatori della radio manco li saprebbe riconoscere.

Eppure sono stati il «core business» di un evento che per due giorni si è aperto a ogni generazione con sei aree tematiche, da «Ricordi Stampati» a «Family&Kids», e decine di migliaia di visitatori (tutto gratuito, concerto compreso, a parte gli interventi dello «Speaker's Corner»). Tutti attirati e riuniti dal potere attrattivo di Radio Deejay che in trent'anni ha saputo diventare un brand multigenerazionale.

Come il «Future Hits Live» di Radio Zeta sabato sera a Roma (bella idea), anche «Party Like a Deejay» ha una fisionomia precisa e riconoscibile che vale come un biglietto da

visita. Più che lanciare talenti, lancia e conferma uno stile di vita al quale, anno dopo anno, aderiscono nuovi talenti che poi portano nuovo pubblico. Insomma il rinnovamento è automatico e inevitabile. Meglio di così.

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