Il raduno di Vicenza Le mosse dei colonnelli

Sfila sul palco della fiera tutto lo stato maggiore leghista, i governatori Zaia e Cota, i capigruppo, i responsabili delle commissioni in cui si articolerà il lavoro del redivivo Parlamento del Nord. L’urlo «secessione» echeggia come un ritornello. Non mancano i contestatori tenuti a distanza dalla polizia vicentina, autonomi e attivisti antiamericani (Vicenza è la città del contestatissimo aeroporto Dal Molin) che issano uno striscione «Padania = Paperopoli». È un paragone ripreso pari pari dalla Stampa di sabato, e la convergenza tra il giornale della Fiat e i no global è un segno dei nuovi tempi.
Luca Zaia, reduce dall’incontro con il sottosegretario Giarda assieme a Cota, spiega che «la manovra è fatta solo di tagli per mungere la vacca del Nord». Calderoli dice che per immaginare una manovra anticrisi di questo tipo bastava il ragionier Ugo Fantozzi e lancia una raccolta di firme contro la stangata sulle pensioni.
Roberto Maroni ripete all’infinito di essere preoccupato: e la fonte maggiore di grattacapi non è il governo Monti ma «il progetto di ristrutturazione politica in atto». Spiega l’ex ministro dell’Interno che «stanno tornando fuori i democristianismi, i centrismi, i romanismi per eliminare la vera anomalia della politica italiana che è la Lega». L’incubo di Maroni è una nuova legge elettorale, «la stessa truffa che tentò Craxi quando voleva imporre uno sbarramento del 5 per cento in tutte le circoscrizioni». Il Carroccio lo supera al Nord, non nel resto del Paese. «Tenteranno questa operazione e spero che i nostri ex alleati del Pdl non si presteranno». Ex alleati: Maroni lo sottolinea. «Dobbiamo trovare al nostro interno la forza per cambiare le cose, non in alleanze strane». Maroni cita Hobbes e il suo Leviatano, il «mostro opprimente» dello Stato assoluto. È il modello verso cui si avvia l’Europa: non unione di popoli ma «una deriva autoritaria per governare l’anarchia» delle periferie. «Bruxelles ordina e i sudditi eseguono»: un sistema che si farebbe largo anche attraverso riforme come il sistema fiscale unico annunciato dalla Merkel.
Eppure la Lega non è del tutto ostile alla Germania.

Bossi mostra una cartina dell’Europa («L’ho fatta fare a colori da mio figlio») in cui spicca l’affinità tra Padania, Austria, Svizzera e Baviera. «Difficile che l’euro resti in piedi», prevede. Ne è meno convinto Giancarlo Giorgetti. E se nascesse un euro a due velocità? Bossi è sicuro: «L’Europa ha previsto che la Padania starebbe con la Germania».
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