Controcultura

Raffaellino del Colle non è un diminutivo di Raffaello

L'allievo del grande urbinate gli sopravvisse 46 anni. E nella maturità lo fa sentire lontano

Raffaellino del Colle non è un diminutivo di Raffaello

Tra la fine del 2018 e gli inizi del 2019 a Urbino, a Palazzo Ducale, è stata dedicata una bella mostra a Giovanni Santi, padre di Raffaello, che ha avuto scarsa comunicazione e scarsa attenzione da parte del pubblico. Possiamo quindi dire che la mostra con cui si aprono le celebrazioni di Raffaello è questa: «Da Raffaello. Raffaellino del Colle». È la prima del 2019, durerà fino a ottobre, e finita questa si entrerà pienamente nell'anno raffaellesco. Raffaellino del Colle non lo ha mai visto nessuno, e pochi sanno quanto sia formidabile ed elegantissimo, alla Villa Imperiale di Pesaro, dove lavora dieci anni dopo la morte di Raffaello.

Due opere di Raffaello in mostra vengono dalla Accademia di San Luca e sono in stretto rapporto con Raffaellino: un angelo, un putto meraviglioso, che sembra stringere i due artisti in dialogo l'uno con l'altro, e una piccola tavola. Esse sono lo stimolo ideale, mentale, da cui Raffaellino deriva la sua carriera. Il maestro di Raffaellino è Giovanni di Pietro detto «lo Spagna», autore di bellissimi affreschi a Spoleto. Raffaellino, non tanto più giovane di Raffaello, va a Roma e, nel 1517-1518, lavora nella sala di Costantino nelle Stanze vaticane. Quando Raffaello muore, si fa principale collaboratore del suo primo allievo, che è Giulio Romano, il quale è un «satellite» di Roma raffaellesca e, nel 1524, lo porta a Mantova. Per cui la cosa più raffaellesca di Mantova è Palazzo Tè, dove Raffaellino del Colle si trova in convergenza con Giulio Romano. Possiamo dire, nelle Marche, che un altro «raffaellesco» importante è Lorenzo Lotto, il quale in quegli stessi anni entra, curiosa e forse mette mano a una parte dei ritratti nella Messa di Bolsena, di Raffaello. Lotto è un nome che non si discute. Raffaellino del Colle è un Lotto più emarginato, che non ha avuto il Berenson che agli inizi del Novecento ha fatto rinascere Lotto. Non c'è ancora un Berenson, per Raffaellino del Colle.

Poi c'è un passaggio importante. Una delle città più belle e che ci lega al nome di Piero della Francesca, lungo il percorso che va verso Roma, è Sansepolcro, dove Raffaellino è nato. La città fondamentale nella esperienza e nella vita di Raffaellino del Colle è Sansepolcro, dove fu dipinta l'Annunciazione del 1528, che è a Città di Castello. Poi ecco l'impegno, intorno al 1529-30, alla Villa Imperiale di Pesaro, in rapporto con Girolamo Genga, e su commissione di Francesco Maria I e di Eleonora Gonzaga che conosciamo nei ritratti di Raffaello. E quindi lavora a Urbania per l'Oratorio Corpus Domini.

All'inizio della mostra c'è una piccola tavola con la Madonna con il bambino databile al 1501/2, che io ho attribuito a Raffaello, e poi c'è il putto reggifestone, della Accademia di San Luca, che è come avere un pezzo degli affreschi della Cappella Sistina. Dalla Galleria Borghese viene un dipinto meraviglioso, iperraffaellesco, puro come un Bronzino, con l'architettura sul fondo che richiama proprio la Villa Imperiale e anche Palazzo Tè, ed è un motivo strettamente legato ai fondi architettonici di Giulio Romano. Quindi siamo proprio dentro il corpo di Raffaello. Giulio Romano è l'erede naturale di Raffaello.

Più tardi Raffaellino dipinge la bellicosa Santa Caterina, dove gli angeli sono in stretta connessione con il putto della Accademia di San Luca. Arriviamo nel 1529 a Piobbico, dove la monumentale Assunta è in stretto rapporto con la Trasfigurazione di Raffaello ai Musei Vaticani, e in qualche modo con l'idea della Assunta di Tiziano, seppure in una posizione più statica. La parte sopra e la parte sotto, che divide la parte del cielo da quella della terra, è come nella Disputa del Sacramento di Raffaello nelle Stanze Vaticane. A Bibbiena dipinge il Cenacolo nel refettorio di Santa Maria del Sasso, a Gubbio una cappella nella chiesa di San Pietro, a Cagli la Sacra conversazione in San Francesco, e, a Sant'Angelo in Vado, la Sacra conversazione nella chiesa dei Servi.

Nell'aprile del 1536 Raffaellino arriva a Firenze per lavorare con il giovane Giorgio Vasari agli apparati effimeri per l'ingresso in città dell'imperatore Carlo V. Tra il 1543 e il 1544 è a Perugia, chiamato a decorare, assieme ad altri pittori, la cappella e l'appartamento del castellano nella Rocca Paolina (oggi non più esistente). Successivamente è a Napoli, ancora con Vasari, per la decorazione del refettorio del monastero di Monteoliveto, e poi, a Roma, nella sala dei Cento giorni in Palazzo della Cancelleria. Nel 1548 Bronzino, già con lui all'Imperiale di Pesaro, lo convoca a Firenze per la realizzazione dei cartoni per gli arazzi con Storie di Giuseppe, destinati al Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio. Nel suo ultimo decennio di attività il maestro biturgense licenziò notevoli opere per Città di Castello, Sansepolcro e Perugia.

A Sansepolcro, dove Raffaellino ha largamente lavorato, è la Purificazione della Vergine, una composizione che richiama Rosso Fiorentino, il manierista per eccellenza, attraverso la figura del sacerdote, che ha quell'aria un po' magica, un po' da stregone. È una composizione un po' inquietante, che entra nel manierismo toscano. Non lontano da Urbino, siamo nel 1540, vediamo la Pala di Cagli, un po' arcaica. Bello il San Sebastiano inginocchiato, il cane, una composizione che richiama la Madonna di San Sisto, oggi a Dresda, di Raffaello.

Raffaellino ha vissuto quarantasei anni più di Raffaello, e nella maturità lo fa sentire lontano. Nel 1560 dipinge la Sacra Famiglia, oggi conservata nella Galleria di Perugia, confermando l'intreccio con una personalità centrale per il Rinascimento italiano, che è Vasari. Vasari sa tutto, scrive tutto, conosce Leonardo, Raffaello, è quello che fa la Storia dell'Arte italiana, e Raffaellino, a Firenze, nel 1536, lavora con Vasari. Dove? Agli affreschi del salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio che dovrebbero coprire il Michelangelo della Battaglia di Cascina e il Leonardo della Battaglia di Anghiari, su quelle stesse pareti.

Inoltre, Raffaellino è grande amico di Bronzino. Ne porta il magistero a Città di Castello e Sansepolcro, dove muore.

Quindi questa è la mostra di un mondo. Le opere sono belle e pochissimo viste. Credo che sarà una sorpresa importante. Raffaellino del Colle ha profonda nostalgia, quasi come quella di un figlio, per Raffaello. Sarà la scoperta di un pittore inedito, bello e luminoso.

Spero sia l'occasione per la rinascita di un grande artista, come all'inizio del secolo fu per Lorenzo Lotto.

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