Rai, De Bortoli dice no e resta al Sole 24Ore Tramonta Petruccioli

De Bortoli "declina" l'invito a presiedere il cda dopo che Pdl e Pd avevano trovato un accordo: "Resto a fare solo il giornalista". Tramonta l'idea Petruccioli

Rai, De Bortoli dice no 
e resta al Sole 24Ore 
Tramonta Petruccioli

Milano - "Ringrazio Dario Franceschini e Gianni Letta per l’offerta di presiedere la Rai, azienda patrimonio del Paese. Un incarico di grande prestigio per il quale mi ero reso disponibile. Dopo attenta riflessione ho però deciso di restare dove sono: a fare solo il giornalista". Così Ferruccio De Bortoli, dopo un colloquio con l'ad del gruppo, ha annunciato pochi minuti fa la scelta di rimanere direttore del quotidiano il Sole 24 ore.

Berlusconi: "Aspettiamo la sinistra" "Per Ferruccio De Bortoli avevamo dato il nostro benestare invece lui ci ha ripensato". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato la rinuncia del direttore del Sole 24 Ore alla presidenza della Rai. Alla domanda se ci sia già il nome per un nuovo candidato, Berlusconi ha replicato: "No, ce lo devono dare i signori della sinistra". 

Franceschini: "Ho molte idee" "Pensavo che la legge imponesse la ricerca faticosa di un nome condiviso tra maggioranza e opposizione, richiedendo i due terzi della commissione di Vigilanza per eleggere il presidente della Rai. Se invece Berlusconi intende dire che accetterà qualsiasi nome dall’opposizione, ho molte idee in proposito". Questa la replica del segretario del Pd al presidente del Consiglio.

Resta Petruccioli? Dopo il no di De Bortoli per la presidenza della Rai torna a prendere quota l’ipotesi di una riconferma di Claudio Petruccioli. Al momento sono in corso sondaggi tra Pdl e Pd. A portare avanti la partita sono in prima persona Gianni Letta e Dario Franceschini. Non si è ancora giunti al via libera definitivo ma, secondo quanto si apprende, si è tornati a ragionare sul nome di Petruccioli che attualmente, quindi, è in pole position.

Nuovo incontro Gianni Letta e Dario Franceschini si sono visti ancora una volta, stamattina per una ventina di minuti, nella sede del Pd a Sant’Andrea delle Fratte. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e il leader del Pd non hanno potuto che prendere atto della decisione di De Bortoli di declinare l’offerta. Il "No, grazie" del direttore del Sole 24 Ore rimette in gioco l’intera partita del vertice Rai, ma dal colloquio tra Letta e Franceschini sarebbe emersa la comune volontà di stringere i tempi per rispettare la data di domani dell’assemblea degli azionisti Rai che dovrebbe indicare sia il nome dell’ottavo componente del cda sia quello del candidato presidente da sottoporre al voto della commissione parlamentare di Vigilanza. Nel pomeriggio nuovo vertice bipartisan tra il sottosegretario e il leader dei democratici per sbloccare l'impasse.

Franceschini: dite parola chiara su Petruccioli Il governo scopra le carte su Petruccioli. È dal nome dell’attuale presidente della Rai che sarebbe ripartito il confronto tra Franceschini e Letta, con l’obiettivo del segretario del Pd di "far venir fuori" il veto del governo sul nome del presidente uscente. Ora la questione, dopo il breve colloquio al Nazareno, è al vaglio del premier, che manterrebbe qualche perplessità sul nome di Petruccioli. Che nei giorni scorsi Palazzo Chigi avesse espresso una contrarietà sulla conferma del presidente del Cda, infatti, non è un mistero. "Ma visto che c’è il loro veto su Petruccioli, che venga fuori. Non possiamo accollarci noi questa cosa", si fa notare in ambienti democratici, parlando di un Franceschini "infastidito" dalle parole di Berlusconi.

Come Mieli Il "No, grazie" di De Bortoli ha un precedente illustre, quello di Paolo Mieli che, esattamente sei anni fa (anche in quel caso si trattava dell’inizio di marzo, precisamente il 12 marzo 2003), rifiutò di entrare a Viale Mazzini come presidente, dopo sei giorni dall’invesitura venuta allora dai presidenti delle Camere Marcello Pera e Pierferdinando Casini, come prevedeva la vecchia normativa. "Difficoltà tecniche e politiche" dichiarò, gli impedivano di accettare. Si scrisse molto sul dietro le quinte di quel rifiutò. Si disse che Mieli aveva posto come condizione per accettare l’incarico il rientro in video di Enzo Biagi e Michele Santoro e la nomina di un direttore generale indipendente dai partiti.

Ma si parlò molto anche delle condizioni economiche e delle trattative del presidente in pectore con il Tesoro per ottenere un compenso simile a quello che aveva da direttore editoriale della Rizzoli. Qualcuno scrisse che Mieli aveva chiesto un milione di euro l’anno. A risolvere la crisi fu poi l’investitura di Lucia Annunziata da parte di Pera e Casini.

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