La Rai investe 700 milioni per passare al digitale terrestre

Televisori enormi e aggeggi ovunque. Nella case degli italiani cresce la piramide audio-video. Dopo mezzo secolo di anarchia televisiva (bastava l’antenna) arriva il decoder obbligatorio. Una rivoluzione lenta (accompagnata da una lettera agli abbonati Rai in cui si annuncia un surplus di canali e definizione) e scaglionata quella del digitale terrestre. Le operazioni, cominciate nell’ottobre 2008 in Sardegna, termineranno nell’autunno 2012 con l’adeguamento di Sicilia e Calabria. Nel frattempo Val d’Aosta e Piemonte dovranno passare al digitale (14 e 24 settembre) per mancanza di segnale analogico. Poi toccherà al Trentino Alto Adige (15 ottobre), al Lazio (16 novembre), alla Campania (16 dicembre). Quanto allo switch-over - il passaggio al digitale terrestre di Raidue e Retequattro - domani è la volta del Piemonte occidentale (Torino e Cuneo), il 16 giugno tocca al Lazio e il 10 settembre alla Campania. Un antipasto del black out, tecnicamente switch-off. Una tecnologia di per sé facile (non serve parabola e la sintonizzazione è automatica) ulteriormente addomesticata dalle parole del presidente della Rai. «Nessuno sarà lasciato indietro - rassicura Paolo Garimberti, intervenuto ieri a viale Mazzini nel corso del lancio della nuova tecnologia -, tutti potranno continuare a vedere i canali Rai al meglio. Del resto la tv pubblica è sempre stata locomotiva nell’innovazione tecnologica». In generale la Rai investirà non meno di 700 milioni di euro. «Una cifra minima», dice il direttore generale Mauro Masi, che dovrà aumentare, nonostante «i bilanci problematici».


Il digitale terrestre Rai offre la possibilità di una salutare fuga dalla tv generalista e formattata. Per ora le perle sono Raistoria, che nel fine settimana programma la grande tv del passato, Rai4 (serie tv e film), e Raisport più. Una gratuita boccata d’ossigeno.

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