Rai, l’Unione è pronta al colpo di mano

Padoa-Schioppa deciso a rimuovere il consigliere Petroni, nominato da Tremonti

Rai, l’Unione è pronta al colpo di mano

Roma - Una lettera di richiamo a Michele Santoro dopo la puntata di Annozero abbandonata da Clemente Mastella, una tirata d’orecchie a Lucia Annunziata e a Fabio Fazio perché riequilibrino a destra gli ospiti delle loro trasmissioni. Direttore generale e presidente della Rai annunciano provvedimenti a garanzia del pluralismo davanti alla Commissione di vigilanza, che ieri ha iniziato l’audizione di Cappon e Petruccioli (nella foto). Ma sullo sfondo resta il braccio di ferro sul Consiglio d’amministrazione Rai, e il pressing di una parte del centrosinistra (Ds e Margherita in testa) sul governo perché si decida a intervenire. «Se non fa niente - dice il capogruppo ds in Vigilanza, Fabrizio Morri - il governo si assume la responsabilità della paralisi di un’azienda pagata col denaro pubblico. È evidente che la maggioranza di centrodestra in Cdl è intenzionata a bloccare ogni cambiamento».

Il pressing, assicurano i ben informati, starebbe ormai per raggiungere lo scopo: secondo autorevoli fonti dell’Ulivo, infatti, «il governo sta finalmente ragionando sul caso Petroni». Il consigliere nominato dal ministro del Tesoro Tremonti nella scorsa legislatura potrebbe essere convocato «a giorni» da Padoa-Schioppa, il quale sarebbe deciso a chiedergli di non fare più asse con i consiglieri nominati dalla Cdl, bloccando le decisioni di Cappon e di Petruccioli e mettendo in minoranza l’Unione dentro il Cda. Ancora non è chiaro, spiegano le stesse fonti, se quello di Padoa-Schioppa sarà «un ultimo avviso, e se la prossima volta chi non vota le scelte del dg viene dimissionato», o se invece già ora verrà messo davanti al fatto compiuto: ci sarebbero «complesse valutazioni giuridiche» da chiarire. In ogni caso, assicurano nell’Ulivo, «Prodi, che finora non è voluto intervenire, ha improvvisamente deciso di muoversi». E insinuano: «Evidentemente non gli è andata giù la bocciatura della nomina di Gianni Minoli a Raidue». Lasciando intendere che la mossa di Cappon, che la settimana scorsa ha portato in Cda un pacchetto di nomine pesanti (Minoli in primis), sapendo di andare incontro a una probabile bocciatura, non sia stata casuale. Ma sia servita a stanare il governo.

La sostituzione di Petroni con un nuovo consigliere scelto da Prodi e Padoa-Schioppa cambierebbe l’assetto del Cda a favore dell’Unione. Che l’impasse decisionale della Rai sia sotto gli occhi di tutti lo riconosce anche il presidente della Vigilanza Mario Landolfi, di An, che propone di varare un «nuovo regolamento dei rapporti tra Cda e dg», tenendo conto del fatto che «il Cda non può essere l’organo di ratifica delle decisioni del direttore». La crisi c’è, ha detto Petruccioli in commissione: «Non so se si tratti di un offuscamento transitorio o definitivo», ma di certo è necessaria «la ricostruzione di un costante e sincero confronto» dentro il Cda. Per quanto riguarda la trasmissione In mezz’ora di Lucia Annunziata, Petruccioli ha spiegato che «stando alle prime sette puntate la trasmissione fa registrare un evidente squilibrio a svantaggio di esponenti della Cdl», e che la giornalista ha già accettato di «eliminare lo squilibrio». Su Annozero, dopo la lettera di richiamo, si attende sostanzialmente di vedere se nella puntata in onda oggi saranno messi in atto i correttivi chiesti nell’incontro di ieri tra il direttore generale e Santoro. Il presidente si è detto «sufficientemente soddisfatto» del pluralismo Rai complessivo. I dati dell’Osservatorio di Pavia sulla presenza dei politici nei tg danno in testa Prodi (571 minuti), seguito da Napolitano (286), Berlusconi (199), D’Alema (159), Fassino (95), Fini (87), Rutelli (85).

Bonaiuti (Fi) si dice «esterrefatto»: «Sui Tg3 locali, per esempio in Emilia Romagna, la sinistra occupa l’83% del tempo totale, gli interventi in voce su tutte le reti di Prodi sono di 118 minuti contro i 32 di Berlusconi, cioè 4 volte di più, Santoro, l’Annunziata e Fazio la fanno da padroni. Ma quale pluralismo?».

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