la Rai si schiera con i «Black Block»

di Alessandro Gnocchi
Domenica sera Raitre ha trasmesso il documentario Black Block di Carlo A. Bachschmidt. Discreto il gradimento dei telespettatori: 525mila con il 6,11% di share. Mica male, tenendo conto dell’argomento (il G8 di Genova) e dell’orario (le 24). Eppure è stata una nottata infausta per il servizio pubblico. Black Block, presentato l’anno scorso alla Mostra del cinema di Venezia, fornisce infatti una versione delle violenze genovesi estremamente partigiana, per ammissione unanime del regista, membro del Genoa Social Forum, e del produttore Domenico Procacci, lo stesso del film Diaz. Il documentario presenta i fatti in questo modo e in questa sequenza: durante il pacifico svolgimento dei cortei contro il G8, le forze dell’ordine, senza alcun motivo, hanno iniziato a caricare i manifestanti sparando lacrimogeni ad altezza uomo. La carneficina è proseguita in Piazza Alimonda dove un carabiniere, per motivi misteriosi, spara a Carlo Giuliani (nel documentario si odono i colpi di pistola, si vede il cadavere per terra, si sente una voce che grida «no, no, assassini»: manca invece l’assalto alla camionetta estintori alla mano). Quindi, a conclusione della mattanza, ecco l’irruzione dei poliziotti alla scuola Diaz, dove dormivano i no global, con pestaggi e torture. Il regista si concentra su questa vicenda e raccoglie le testimonianze di pacifisti sottoposti a brutalità inaccettabili dalla polizia. Il titolo del documentario, Black Block, alla fine suona ironico: nella caserma Diaz non c’era traccia degli estremisti. Chiariamo preventivamente: nessuno vuole giustificare ciò che è avvenuto alla Diaz. Però, sui canali della Tv di Stato, la storia del G8 di Genova non si può raccontare esclusivamente nei termini in cui è riepilogata da Black Block (o da Diaz). Giova maggiore equilibrio. Per questo la Rai, al fine di non venir meno ai compiti del servizio pubblico, avrebbe dovuto accompagnare la trasmissione di Black Block con un dibattito approfondito. Evidentemente questa opzione va al di là delle possibilità o della volontà della Rai. Tra l’altro, per imparare come si presenta un lavoro (legittimamente) fazioso, non c’è bisogno di andare troppo lontano e di inventarsi chissà cosa. Sarebbe stato sufficiente copiare l’idea di Enrico Mentana, il quale, su La 7, presenta simili film-evento, altrettanto partigiani almeno nel caso di Draquila di Sabina Guzzanti, offrendo il controcanto critico nel talk che segue i titoli di coda. I risultati sono buoni. All’abbonato Rai questa gentilezza, che sarebbe poi un dovere, non è stata usata.

Anzi, sabato sera Andrea Vicari e Domenico Procacci hanno presentato Diaz a Che tempo che fa, sottoponendosi alle domande (?) di Fabio Fazio. Domenica, ecco Black Block, tanto per ribadire il concetto. Se la Rai non offre un minimo di pluralismo su temi che dividono, come questo, perché pagare il canone?

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