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Raid a Gaza, Abu Mazen minaccia di dimettersi

Solo ieri 23 palestinesi morti. Fallisce il tentativo israeliano di eliminare il capo militare di Hamas: un’intera famiglia sotto le macerie del palazzo colpito

Lui, Mohmmed Deif, l’imprendibile capo dell’ala militare di Hamas, è fuggito ancora. È scappato ferito e sanguinante, come già altre tre volte in passato. Stavolta, però, s’è lasciato dietro un massacro. Sotto le rovine del palazzo di Gaza, sbriciolato all’alba di ieri dalle bombe israeliane destinate a lui e ai suoi comandanti, sono rimasti i cadaveri di 13 persone. Anche Deif stavolta rischia di non sopravvivere. Nel pomeriggio i militanti di Hamas hanno preso d’assalto il reparto rianimazione dell’ospedale di Gaza imponendo ai medici di curare alcuni comandanti in condizioni disperate.
Fra i 13 cadaveri raccolti tra le macerie del palazzo c’erano uomini delle Brigate Ezzedin Al Qassam ma anche dei civili. Il raid ha spazzato via la famiglia di Babil Abu Selmeya, un conosciutissimo esponente di Hamas docente all’università di Gaza. All’obitorio i soccorritori hanno allineato i corpi del professore militante, di sua moglie e di altri sette figli. Il professore, proprietario del palazzo, si era probabilmente offerto di ospitare il vertice dei capi militari di Hamas. Le vittime della seconda fase dell’offensiva “Pioggia d’estate” non si fermano qui. I raid aerei e i bombardamenti d’artiglieria che dalla mezzanotte di martedì accompagnano l’avanzata dei tank nella fascia centrale della Striscia hanno fatto almeno altre dieci vittime portando il bilancio totale della giornata di combattimenti a 23 morti.
La nuova offensiva indigna il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen che in una telefonata con Condoleezza Rice minaccia di dimettersi e abbandonare per sempre i territori palestinesi. La dura reazione del presidente è arrivata dopo la richiesta del segretario di Stato americano di collaborare per ottenere la liberazione del caporale israeliano prigioniero di Hamas. Raggiunto dalla telefonata durante un incontro in Giordania con il sovrano hashemita, il presidente ha risposto di non aver più alcuna autorità e di pensare alle dimissioni e all’esilio all’estero. Ieri il presidente ha nuovamente puntato il dito contro Israele accusandolo di un’escalation militare che colpisce sempre più spesso i civili e aumenta le sofferenze della popolazione. «La situazione è sempre più difficile - ha detto il presidente annunciando un nuovo appello al segretario generale dell’Onu Kofi Annan -, gli israeliani colpiscono i civili e le infrastrutture dell’Autorità palestinese».
Il colpo contro il palazzo di Gaza è stato il primo riuscito tentativo dell’intelligence israeliana di rompere la cortina di silenzio e omertà che da quattro anni circonda Mohammed Deif.

Proprio l’opportunità di eliminarlo e di colpire alcuni comandanti coinvolti nel rapimento del caporale Gilad Shalit ha spinto i comandi israeliani ad autorizzare il bombardamento del palazzo situato in un popolosissimo quartiere di Gaza.

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