Il primo - e più importante - responso tecnico di Valencia è che la superiorità della Ferrari sulla McLaren è tornata ai migliori livelli, ciò che apre le più ampie prospettive per il mondiale. Sì, cè stata nuovamente la spina del motore «sbiellato», pur se meno dolorosa che in Ungheria, perché non ha colpito la macchina ormai vittoriosa, ma ha infierito su quella retrostante. Ed è proprio su questo episodio che vorrei indugiare, in quanto ci troviamo dinanzi ad un caso Raikkonen assai spiacevole.
È facile, infatti, esaltare la corsa di Massa, perfetta, dallottima partenza alla progressione in ognuno dei tre «stint». Facile anche commentare la resa, con tutti gli onori, di un Hamilton altrettanto positivo o le risorse di guidatori come Kubica, Kovalainen, Trulli e Vettel, a loro agio tra le difficoltà del tracciato cittadino-veloce. Ma, con il campione del mondo in carica, si potrebbe anche andare oltre le fredde cifre o il sospetto di crisi. Perché non supporre che fosse al corrente, come tutti i tecnici di Maranello, del grave problema motoristico, per lui non ancora risolto, con i propulsori sfalsati? Dopo di che, tutto filerebbe senza una grinza: qualifiche guardinghe, per non superare certi limiti del regime di rotazione; partenza «abbottonata», a costo di farsi sfilare dallaltrettanto appesantito Kovalainen; ritmo di gara accorto, per lo stesso motivo, e spasmodica tensione al secondo «pit-stop», per aver ragione, almeno al box, della seconda McLaren.
Le mie ipotesi sul carico di carburante al «via» si sono rivelate corrette. Massa il più leggero (26% della distanza), seguito da Hamilton al 30% e da Kovalainen al 35%.
Ma Raikkonen sta diventando un vero caso
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