Ranieri aspetta rinforzi Lucas, Jesus, Casemiro ma il sogno è Lavezzi

nostro inviato a Appiano Gentile

L’Inter è in Brasile per il mercato, probabilmente Juan Jesus difensore centrale mancino dell’Internacional di Porto Alegre, oppure Casemiro, centrale di centrocampo del San Paolo, o il suo compagno Lucas, trequartista anche della Seleçao, classe ’92. Il rapporto fra Lucas e club sembra insanabile, la torcida gli ha girato le spalle, il San Paolo parla di 40 milioni, l’Inter non arriva a cinque, solita trattativa surreale quando c’è di mezzo il Sudamerica. Juan Jesus sembra un affare chiuso, Casemiro costa 15 milioni e magari li vale, Lucas sembra solo una polpetta avvelenata, un esile pretesto per fare ancora cassa perché a lui è legato il futuro di Sneijder. Se l’Inter dovesse arrivare a Lucas, il destino di Wesley sarebbe segnato, il presidente davanti a un’offerta quasi indecente questa volta lo lascerebbe partire con destinazione Ferguson che non ha mai smesso di inseguirlo: «Lo United in crisi? Devo comprare? Io non comprerò - ha dichiarato Sir Alex pochi giorni fa a un tabloid britannico -, a meno che qualcuno cui siamo sempre stati interessati non si renda disponibile. Ma per ora questa possibilità non c’è». Parlava di Wesley. Tutta la Premier parla di Sneijder, ci sono anche Arsenal, Chelsea e Manchester City. Ranieri, altri lineamenti rispetto a due settimane fa, sguardo che non si perde più nel vuoto, ha preso aria prima di affrontare l’argomento: «Lui è il nostro fiore all’occhiello, non voglio pensare a un’Inter senza di lui. Io credo che lui possa farci fare il salto di qualità che ci manca. Stiamo facendo meglio ma con lui questa Inter può crescere ancora». Parlava di Wesley.
Ranieri però ha chiesto tregua perché di mercato parla solo con il presidente e con Branca, fra quattro mura insonorizzate: «Da me non avrete mai alcun indizio». Ma poi ha ammesso che forse sì, un esterno sinistro alto all’Inter servirebbe: «Potrebbe essere una soluzione trovare un esterno sinistro adatto al nostro gioco. È una mia richiesta? Potrebbe essere...». Gli obiettivi di questa finestra di mercato sarebbero tre, un esterno offensivo, un centrocampista centrale e un difensore. Ma poi Ranieri non ha parlato solo di Sneijder, c’è anche Diego Forlan nei suoi pensieri di rimonta: «Un campione, uno che sto giudiziosamente monitorando, un altro che può darci molto, anzi voglio che ci dia molto».
Questa Inter che sta crescendo, storta ma sta crescendo, ha ancora zone d’ombra che il tecnico sta valutando prima di avanzare richieste a Moratti: «Non è vero che do priorità, non è vero che faccio gerarchie, valuto tutti con lo stesso metro...Milito? Per me è importantissimo. Probabile partenza? Sono egoista, per il mio bene spero che Milito rimanga, lui ce la sta mettendo tutta, non sta trovando il gol come quasi tutti gli altri attaccanti tranne Castaignos... Che infatti mando in tribuna per punirlo». Tre risultati pieni e anche Ranieri dà spettacolo, qualcuno ride, lui s’impenna subito: «No, per carità, non sono Mourinho. Lui dava sempre la formazione all’ultima partita dell’anno? Appunto...Io non ve la do». Altra risata. Però il rischio di veder partire qualcuno dall’ingaggio pesante per mettere fine a questa austerity esiste, Ranieri giura che non si tratta di Castaignos: «Perlomeno a me non risulta». E probabilmente non gli risulta neppure Lucas, una copia di Coutinho che la società sta meditando di lasciar partire per fargli accumulare minuti in serie A. Il cileno Edu Vargas si avvicina a Napoli, ma non c’è ancora arrivato, gira la voce che l’Inter non disturbi in cambio di una seconda promessa di De Laurentiis su Ezequiel Lavezzi, uno che all’Inter servirebbe come il pane, uno che sa tenere la palla e salire, uno che ha progressione, uno che nella squadra di Ranieri non esiste proprio.
Tutto verrà deciso dopo Inter-Lecce di questa sera, se l’Inter infila un’altra vittoria, come arriva, arriva, il presidente qualcosa fa. Dipende da questo Lecce che Ranieri teme più di Genoa, Fiorentina e Cesena: «Perché in queste ultime tre partite ha fatto sette gol, perché ha giocatori che ti possono mettere in difficoltà e poi perché ha vinto due volte e sempre in trasferta. Finora ho visto sudore, sangue e sacrificio, adesso pretendo impegno maniacale, obiettivo il trend positivo a San Siro.

Poi tutti liberi, e al rientro ad Appiano niente amichevoli, si sta qui a lavorare. Ma ora concentratissimi sul Lecce, non dobbiamo distoglierci un attimo, dobbiamo stare con tutti gli special illuminati». Gli special non li si sentiva più nominare dagli anni Sessanta, anni eroici di un’altra Inter.

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