Sempre più dura la vita da «iena». Soprattutto se la «giungla» è quella metropolitana. Ma stavolta almeno la polizia ha fatto più giustizia della tv. E senza polemiche. Tolti gli occhiali scuri, la giacca nera, la camicia bianca e la cravatta sottile dordinanza (stile Blues Brothers) anche la «Iena» Luigi Pelazza, inviato di una delle trasmissioni più «scoopiste» nel panorama del piccolo schermo, può davvero passare per un «pollo» qualunque. Insomma preda, facile facile. Almeno così deva aver pensato il marocchino, che con altri due complici, laltra notte lo ha rapinato.
Prologo: Le Iene decidono di tornare nellormai famosa «casa dellamore» di via Sammartini 33, a Milano, ormai storica zona del sesso per ogni gusto e naturalmente soprattutto a pagamento. Con Pelazza, travestito da cliente di facili emozioni, cè il collega Alessandro Palminiello. Il servizio è questo: verificare se dopo i recenti sgomberi in quellalveare di miniappartamenti trasformati in bordelli da prostitute e uomini vestiti da donne, si «lavori» ancora. E se magari si possa trovare anche un po di droga.
La Iena, che nella tasca del gilet ha una micro telecamera nascosta e ovviamente accesa, contatta un marocchino che si spaccia da lenone: chiede 70 euro, venti per lui, 50 per la lucciola sotto la sua protezione che gli farà incontrare. Tutto ok, accordo fatto. Ma ecco limprevisto.
Una volta allinterno del palazzo, prima di giungere allalcova, ecco scattare laggressione. Lo straniero chiama altri due complici, rompe una bottiglia e con i cocci obbliga il «telegiornalista» a consegnargli denaro e cellulare. Poi cerca di perquisirlo, ma a questo punto il lesto inviato riesce a fuggire e a dare lallarme al collega che lo attendeva fuori. Arrivano le Volanti, uno degli aggressori viene bloccato pochi minuti dopo appena salito su un bus dellAtm.
Si chiama Mohammed Belfarà, 25 anni marocchino. Non ha la refurtiva addosso, ma ad incastrarlo sono le immagini registrate dalla microtelecamera di Pelazza. Un altro dei complici invece si dimostra tanto feroce quanto stupido. È un egiziano senza documenti, dice di chiamarsi Emad Ibrahim, 26 anni. Tranquillo il giorno dopo il colpo ai danni dei giornalisti Mediaset era tornato sul luogo della rapina, passeggiando addirittura sotto il commissariato di zona, il Garibaldi-Venezia.
Caso vuole che un solerte agente fuori servizio, Arturo Scongiu, affacciato alla finestra lo abbia notato. Riconoscendo la faccia vista sul filmato registrato e mostrato ai poliziotti da Pelazza.
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