Rapina milionaria in gioielleria, presi

La polizia sulle tracce dei banditi per un colpo di 19 anni fa. Recuperate perle bianche e nere

Era certo che nessuno avrebbe ricordato i dettagli di quel colpo messo a segno 19 anni prima. Quando, travestito da sacerdote, aveva rapinato un laboratorio orafo della zona degli artigiani del gioiello, in via Borromeo. Ed era stato bloccato e arrestato poco dopo dall’allora capo della Criminalpol Achille Serra (ora prefetto di Roma) e dal vicequestore aggiunto Lucio Carluccio (attualmente direttore generale della Dia). Bei tempi andati, insomma. Quel giorno Antonio Sorrentino, napoletano, classe 1952, voleva «fregare» il titolare del laboratorio, signor Serio e, invece, era finito dietro le sbarre.
Finita lì? Non proprio. Ieri mattina gli investigatori della sezione antirapine della squadra mobile hanno arrestato di nuovo Sorrentino, insieme al fratello 37enne Salvatore, fermandoli alla barriera autostradale di Melegnano. I due erano in partenza per Capri dove volevano piazzare 2 milioni di gioielli che, insieme a un terzo complice (Vincenzo Aprea, un incensurato di 27 anni già finito in manette) avevano rapinato alla centralissima gioielleria «London pearl» di via Torino, lo scorso 15 febbraio, dopo essere entrati nel negozio spacciandosi per acquirenti della ditta «Serio», specialista in pietre preziose.
Un colpo di cui la polizia non aveva fatto parola forse anche perché, gli investigatori non si raccapezzavano proprio con le indagini: i rapinatori, infatti, come erano arrivati, erano anche spariti.

Poi, una delle memorie storiche dell’Antirapine aveva ripensato a quel «Serio»: solo una coincidenza con la rapina di 19 anni prima? Accertato che di casuale non c’era proprio nulla, ma che Sorrentino si era fatto prendere un po’ troppo dalla nostalgia, sono cominciate le indagini. Finite «in gloria».

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