Rapito a Lahore cooperante statunitense È un mistero, nessuna rivendicazione

È mistero sul rapimento in Pakistan di Warren Weinstein, un cittadino americano impegnato con una compagnia privata in progetti di sviluppo nei territori tribali del Paese al confine con l’Afghanistan. L’uomo è stato rapito ieri prima dell’alba da un commando armato che lo ha prelevato dalla sua abitazione di Lahore. Un’azione repentina le cui motivazioni, in assenza di rivendicazioni, restano misteriose. L’ispettore Tajamul Hussain, che coordina le indagini sul rapimento, ha confermato che è stato compiuto da otto uomini che «si sono introdotti nella casa con uno stratagemma. Sono arrivati prima dell’inizio del digiuno del Ramadan - ha concluso - e hanno portato via Weinstein senza usare violenza». L’ambasciatore Usa a Islamabad, Alberto Rodriguez, ha detto che le autorità americane lavorano «in collegamento con la polizia pachistana per cercare di risolvere il caso». Weinstein, 63 anni, aveva appena terminato di lavorare ad un progetto nei territori tribali, dove operano molti movimenti talebani vicini ad Al Qaida, per conto della compagnia statunitense J.E. Austin Associates Inc. e domani sarebbe dovuto rientrare negli Stati Uniti dopo sei anni in Pakistan.

Nella pagina web della compagnia si indica che è «un esperto di sviluppo internazionale con 25 anni di lavoro alle spalle, laureato alla Columbia University, e che in passato si è occupato di governance e microfinanza». Il sequestro non è stato rivendicato. Gli inquirenti non sanno perché sia stato preso proprio Weinstein. Le motivazioni potrebbero essere politiche, ma anche miranti a ottenere un riscatto.

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