Rappresaglia islamica: uccisa suora italiana

Colpita alla schiena, allo stomaco e alla nuca. Arrestati due uomini sospettati di essere i killer

Fausto Biloslavo

Suor Leonella faceva del bene, curava i bambini e teneva aperto l’unico ospedale pediatrico, gratuito, di Mogadiscio. Anche sotto le bombe. Amata da chi la conosceva, il suo problema era la croce che portava sul petto. Era sempre vestita da suora. Un bersaglio fin troppo facile per i fanatici del fondamentalismo, che nei giorni scorsi e poche ore prima dell’agguato in cui l’hanno assassinata, erano stati aizzati dai loro capoccia religiosi a «vendicarsi» del discorso di Benedetto XVI.
Alle 12 e 20 di ieri mattina suor Leonella, l’angelo di Mogadiscio, è stata brutalmente uccisa in nella capitale somala. Secondo fonti de Il Giornale, le prime persone fermate perché sospettate dell’omicidio sarebbero “shabab”, le giovani leve di una brigata di estremisti islamici reclutata da Aden Hashi'Ayro, un comandante delle corti islamiche, che con Corano e moschetto dettano legge a Mogadiscio.
Suor Leonella, 66 anni, veterana delle missionarie della Consolata nell’Africa orientale, stava come ogni mattina attraversando una strada larga quindici metri che separa la zona dove sono ospitati circa 400 piccoli orfani somali dall’ospedale messo in piedi da Sos Villaggi dei bambini, un’organizzazione umanitaria internazionale. Come le altre suore che gestiscono la struttura pediatrica era scortata da una guardia del corpo, dato che in Somalia vige da 15 anni l’anarchia. Almeno un paio di terroristi si sono avvicinati alle spalle della religiosa e le hanno sparato a bruciapelo, probabilmente con una pistola.
Sembra che la guardia del corpo, preso alla sprovvista, abbia cercato di far scudo con il suo corpo, ma inutilmente. L’uomo è rimasto ucciso sul colpo. Suor Leonella, all'anagrafe Rosa Sgorbati, originaria della provincia di Piacenza, è crollata a terra colpita da almeno tre proiettili allo stomaco, alla schiena e alla nuca. Subito soccorsa è stata portata a braccia nell’ospedale di Sos, dove la vittima lavorava come infermiera. I medici hanno sottoposto la suora a un intervento chirurgico, ma non c’è stato nulla da fare. «Questi miliziani cercano sempre bianchi da uccidere. Ora il Papa ha dato loro un pretesto per fare il peggio», ha detto Mohamud Durguf Derow, testimone dell’omicidio.
I due presunti autori del delitto sarebbero stati catturati poco dopo. Yusuf Mohammed Siad, capo della sicurezza delle Corti islamiche, ha confermato gli arresti sostenendo che gli assassini «potrebbero essere persone irritate dal discorso del Papa, le cui parole hanno provocato la rabbia degli islamici in tutto il mondo, oppure qualcuno che ha a che fare con l’ospedale Sos». La seconda ipotesi propende per una specie di regolamento di conti legato alla gestione dell’ospedale. In serata era giunta la notizia che i sospetti fermati fossero sei e, secondo una nostra fonte somala, che ha antenne a Mogadiscio, la pista è quella del fondamentalismo islamico legato ad al Qaida. I fermati farebbero parte della milizia Shabab di Hashi'Ayro, che si è fatto le ossa a fianco dei talebani in Afghanistan. Ayro è ritenuto la nuova leva di Al Qaida in Somalia.
Ieri mattina, poche ore prima dell’omicidio, lo sceicco Nor Barud, parlando con i giornalisti, aveva duramente attaccato Benedetto XVI per l’oramai famoso discorso di Ratisbona. Barud è il vice di sheik Ahmed Sharif, che veniva considerato il moderato delle Corti islamiche. Ancora più grave il fatto che, durante al preghiera di venerdì scorso, un altro leader islamico, Abubukar Hassan Malin, avesse incitato ad ammazzare il Papa. «Vi esortiamo, musulmani, dovunque voi siate, a perseguitare il Papa per le sue barbare dichiarazioni, come avete perseguitato Salman Rushdie, il nemico di Allah che aveva offeso la nostra religione».
Ne ha fatto le spese una suora in prima linea che da 36 anni era missionaria in Africa. Nell’ospedale pediatrico da 120 letti lavorava dal 2002.

Ieri in serata è giunta a Nairobi la salma della religiosa. Nella capitale keniota sonno arriva da Mogadiscio anche suor Marzia, Suor Annalisa e Suor Gianna Irene: lavoravano con la scomparsa. L’attività dell’ospedale è temporaneamente sospesa.

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