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Rasmussen re delle montagne Landis crolla, Pereiro in giallo

Fuga vittoriosa di 176 km per il danese che vive sul lago di Garda. Cunego punta alla maglia bianca

Pier Augusto Stagi

Vincono ancora una volta gli altri: loro. Noi italiani ci difendiamo, con Pietro Caucchioli che adesso è dodicesimo in classifica generale e con Damiano Cunego, risalito alla sedicesima piazza. Vince il danese Michael Rasmussen, danese d’Italia, perché anche lui, come Popovych e Gonchar (ucraini doc), ha scelto il nostro Paese per diventare corridore di livello mondiale. Il danese della Rabobank ha scelto il lago di Garda come buen retiro e un allenatore del Belpaese come Paolo Rosola, che conobbe ai tempi della mountain bike (nel’99 vinse anche un mondiale, ndr).
Dopo aver vinto un anno fa sul Balon d’Alsace, ieri Michael ha replicato con una fuga fiume. Scattato insieme a Casar e Valjavec prima ancora della salita che apriva la giornata, il Galibier, il danese è rimasto solo sulla Croix de Fer ed è volato via tutto solo per conquistare tappa e maglia a pois di miglior scalatore alla fine di 176 chilometri di fuga. Alle sue spalle, intanto, la bagarre. Sulla salita finale che portava a La Toussuire, poi, il crollo clamoroso e inatteso della maglia gialla Floyd Landis: benzina finita, deriva clamorosa e dieci minuti di ritardo al traguardo. La maglia gialla è tornata così sulle spalle di Oscar Pereiro, con Sastre al secondo posto e Kloden terzo. Migliore degli italiani Pietro Caucchioli, giunto settimo, mentre si è difeso bene anche Damiano Cunego che oggi proverà sicuramente ad attaccare il tedesco Fothen per la corsa alla maglia bianca di miglior giovane. I due sono separati da poco meno di tre minuti. «Io ci provo, e ci proverò ancora – ha detto il veronese -. È una corsa dura, selettiva, ma voglio provare fino in fondo a puntare a qualcosa di buono. Spero ancora in una vittoria di tappa, e poi c’è la maglia bianca di miglior giovane. Fothen è uno tosto, ma io sono lì, a due minuti e quaranta. Nelle utime due tappe gli ho recuperato nove minuti: io ci credo, anche se non ne faccio un’ossessione».
Chi vive di ossessioni, invece, è Rasmussen. Ha un chiodo fisso: il peso. «Neanche le fotomodelle sono come lui», dice il manager della Rabobank Theo De Rooy. Il danese rifiuta le vitamine perché teme di ingrassare e beve pochissimo per non gonfiarsi. «È sempre alla ricerca del limite – prosegue De Rooy -. In auto, se ha carburante per percorrere 15 chilometri, ne vuole fare 20. Allo stesso modo vive il ciclismo». La sua Colnago? Neanche a dirlo: leggerissima. E pensate che per guadagnare un paio di grammi, corre con gli scarpini da ciclista più piccoli di un numero.

«Io non sono Armstrong, ho un motore molto più piccolo, e devo guadagnare tutto quello che posso dove posso», dice lui.

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