Raul scartato nella sfida con Shevchenko

Gian Piero Scevola

La sfida tra i due più prolifici cannonieri di coppa dei giorni nostri rischia di saltare. L’atteso faccia a faccia tra l’ucraino Andriy Shevchenko, primo mondiale, 53 reti in Europa e Raul Gonzalez Blanco, a quota 51, una sola rete nel mondiale, vedrà probabilmente il solo Sheva in campo. Anche se la condizione non è delle migliori, dopo l’infortunio al ginocchio patito il 7 maggio a Parma, i 30 minuti giocati e il gol segnato contro il Lussemburgo la scorsa settimana hanno dato all’ex milanista una convinzione nuova e dal suo «non penso di farcela contro la Spagna» si è passati al più ottimistico «sto bene, deciderà il mister», di ieri. Col mister, Oleg Blockhin che non si sbilancia e si porterà il dubbio amletico fino all’ultimo secondo: se impiegare subito Shevchenko o preservarlo per le più abbordabili partite con Arabia Saudita e Tunisia.
Ma Sheva vuole esserci, è troppo importante per l’ex Pallone d’oro questo mondiale. Lui che già si sente ambasciatore dell’Ucraina («Ho fatto conoscere il mio paese nel mondo e ne sono orgoglioso») e che aspetta con ansia di iniziare l’avventura a Londra col Chelsea. E “mister 30 milioni di sterline”, come già lo chiamano in Inghilterra, non si nasconde: «La Spagna è la favorita del girone, ma attenti all’Ucraina, siamo forti e abbiamo fame di vittorie. E la sorpresa di questi mondiali potremmo essere proprio noi». Un cruccio però tormenta Sheva: «Mi troverò di fronte Puyol, con lui e il suo Barcellona ho avuto duelli molto belli ma anche molto duri in Champions e sinceramente non sono contento di dovermela vedere con lui». Un pensiero va però anche a Chelsea e Milan: «Sono un professionista e, dopo 7 stagioni in rossonero, ho fatto una scelta di vita, una nuova esperienza. Volevo cambiare, volevo il Chelsea e sono contento della mia decisione. E poi ero curioso di lavorare con Mourinho, un personaggio davvero curioso e innovativo. Mi spiace però che i tifosi rossoneri se la prendano con me e mi diano del traditore. Non li capisco, ad ogni modo non presto attenzione a chi sparla di me».
Sheva, l’ambasciatore ucraino, spera; Raul, l’hidalgo triste, sembra invece rassegnato a gustarsi la sfida in panchina, anche se schiuma rabbia contro il ct Luis Aragones. Mai i selezionatori precedenti: Clemente, Camacho, Iñaki Saez si erano permessi di lasciare fuori Raul (43 gol in 95 partite in nazionale), a meno che fosse infortunato. Ma Raul, dopo l’infortunio patito nel Real e i lunghi mesi per rientrare, pensava di essere tornato al top della condizione.
Errore, perchè Aragones, che ha lasciato a casa Morientes e che manda in panchina con Raul pezzi da novanta come Salgado, Antonio Lopez e quel Cesc Fabregas che ha impressionato tutti nell’Arsenal, sembra proprio intenzionato a schierare un tridente con el niño Torres, Villa e l’«inglese» del Liverpool Luis Garcia.

E Raul appare sempre più come l’alter ego del nostro Del Piero: campioni indiscutibili spesso discussi, triste e deluso come Alex, con la panchina come futuro. E con le polveri bagnate nei mondiali, come Van Nistelrooy, Henry e Filippo Inzaghi.

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