da Milano
Le ultime speranze di Fingruppo sono riposte nelle mani delle banche creditrici e della Sopaf di Giorgio Magnoni. Brescia ieri pomeriggio ha iniziato ad abbassare il sipario sulla cassaforte cui fa capo il controllo di Hopa (36%): lassemblea dei soci ha deciso per la «liquidazione volontaria».
Un destino inglorioso per la «razza padana», la stessa che nel 1999 il finanziere Chicco Gnutti ha trascinato insieme con Roberto Colaninno alla conquista di Telecom Italia, ma quasi inevitabile. Senza laumento di capitale, senza il soccorso delle banche (gli istituti più esposti sono Monte Paschi e Banco Popolare) non cè rimedio per Fingruppo, vittima di unagonia provocata in primo luogo da Hopa e Telecom: la maxi-perdita del 2007 (453 milioni, cui si aggiungono i 45 milioni di rosso accumulati a fine aprile) ha compromesso il patrimonio portandolo in negativo per 33 milioni dopo una severa pulizia di bilancio.
Da qui il bivio: ricapitalizzare o liquidare. Nel pomeriggio però tra le banche cera ancora un clima di attesa, da qui il voto quasi unanime dei soci di Fingruppo (77% del capitale) per la resa. Due le astensioni, tra cui il Banco Popolare, «erede» dei legami finanziari tra Gnutti e la ex Pop Lodi di Gianpiero Fiorani. Fingruppo ha, tuttavia, lasciato spazio per tornare sui propri passi: il presidente Cesare Vecchio ha infatti precisato che prosegue il lavoro per formulare «una proposta» con il consenso dei soci «per ricapitalizzare» la società, ristrutturandone il debito con laiuto delle «banche creditrici» e di altri investitori. A partire dai Magnoni. Nelle speranze quindi una transizione che Vecchio seguirà con lad Diego Rivetti (entrambi nella veste di liquidatori).
Grande azionista di Hopa è Monte Paschi (15% incluso il pacchetto custodito da Antonveneta), ma le banche hanno in gran parte già assorbito il declino di Gnutti. Più complessa appare invece la situazione di alcune famiglie bresciane (dai Lonati ai Consoli, dai Bertoli ai Bossini, dai Marinelli ai Moreschi) che avevano seguito il finanziere nellavventura Telecom, incassando laute plusvalenze al momento del passaggio di consegne a Pirelli. Era il 2001, poi si è consumato il declino finanziario e giudiziario di Hopa, culminato con la vendita delle partecipazioni bancarie e luscita da Telecom pretesa da Rbs. A dimostrarlo sono gli ultimi tre bilanci disastrosi della società (2,4 miliardi la perdita totale).
La «Razza padana» al capolinea spera nelle banche
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