Rcs, grandi soci a confronto: convocato il patto di sindacato

I grandi soci del patto di sindacato della Rcs, società editrice del Corriere della Sera, si riuniranno il prossimo 16 febbraio. La notizia della convocazione, non ancora ufficiale, del sindacato che raccoglie 13 azionisti e controlla il 63,5% del capitale, circolava ieri a Milano. La riunione sarebbe stata sollecitata da alcuni di loro. E va da sé che il tema riguarda le recenti tensioni tra i grandi soci del Corriere sulla linea editoriale. Ma non solo: le dichiarazioni forti rilasciate di Diego Della Valle (azionista con il 5,5%) hanno sollevato una questione di carattere generale sulla gestione del gruppo Rcs. Che, secondo Della Valle, sarebbe troppo condizionata dall’asse tra i due grandi saggi della finanza italiana - i presidenti di Generali e Intesa, Cesare Geronzi e Gianni Bazoli - e troppo poco condivisa, invece, nei luoghi deputati. Come appunto il patto; ma anche i consigli di Rcs e Rcs Quotidiani.
Una polemica che ha fatto clamore anche per la forma diretta con la quale il patron della Tod’s ha indicato Geronzi e Bazoli come i banchieri che, a differenza degli imprenditori presenti nel capitale, non hanno investito di tasca propria nella società. Un ragionamento che vale pari pari anche per le Generali presiedute da Geronzi, dove Della Valle sta nel capitale insieme con altri investitori come Del Vecchio, Caltagirone, De Agostini.
Lo si vedrà, forse, già a partire da oggi, a Roma, dove si riunisce il primo cda dell’anno della compagnia triestina. La prima occasione per un faccia a faccia tra Della Valle e Geronzi dopo le dichiarazioni di Mr Tod’s. Anche perché fu proprio un recente cda delle Generali il luogo dove il primo ha iniziato a prendersela con il secondo, in uno scontro ormai noto. Il consiglio è in verità convocato per questioni tecniche (i piani di riassicurazioni), ma anche per dare al ceo Giovanni Perissinotto lo spunto per impostare, con i consiglieri, il nuovo anno, che si preannuncia importante per tirare fuori tutto il valore possibile da tutti i business del gruppo e per scegliere oculatamente i prossimi investimenti. Tutto nell’ottica di risollevare le quotazioni del titolo in Borsa.

Non a caso proprio da lunedì si insedia a Trieste il nuovo country manager per l’Italia, Paolo Vagnone, che avrà proprio il compito di rivoltare le attività italiane per estrarre tutte le potenzialità finora rimaste inespresse anche per colpa di una governance non ottimale. Che ora è stata cambiata. Per questo sul 2011 del management delle Generali sono puntati i riflettori dei soci, assetati di risultati.

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