Rcs, sequestrati a Ricucci ventidue milioni di euro

La procura di Roma che indaga sulla scalata, blocca le plusvalenze incassate a luglio dall’immobiliarista

Stefano Zurlo

da Milano

Per Stefano Ricucci è l’ennesimo colpo. Questa volta sono i magistrati di Roma a colpire con un sequestro pesantissimo: vengono bloccati 22 milioni di euro depositati nei caveu milanesi della Banca popolare italiana. Quei soldi sono le plusvalenze incassate dall’immobiliarista di Zagarolo il 14 luglio dell’anno scorso, quando riuscì a piazzare sul mercato un pacchetto di azioni Rcs pari a oltre il 2 per cento del capitale. Per i Pm che indagano sulla tentata scalata alla società che controlla il Corriere della Sera quei denari sono il frutto di un reato: aggiotaggio informativo. Per questo i militari del Nucleo valutario della Guardia di finanza hanno bloccato il tesoro.
Per la cronaca Ricucci è titolare di una dote assai consistente di titoli Rcs, pari al 14,9 per cento del capitale Rcs, ma le azioni sono in pegno presso la Banca popolare italiana. Ora, la mossa della magistratura spingerà probabilmente Ricucci ad andare in procura per spiegare l’origine delle plusvalenze. Certo, dopo l’irresistibile ascesa dei mesi scorsi, per il marito di Anna Falchi si susseguono le batoste. Qualche settimana fa erano finiti sotto sequestro i 39 milioni di euro ricevuti come anticipo per la vendita dell’immobile di via Lima, nella capitale, alla Confcommercio di Sergio Billè. I magistrati romani sospettano che quella cessione fosse simulata, Billè invece sostiene che quel prestigioso acquisto sarebbe stato un viatico in vista della rielezione alla guida della potente organizzazione. Ora la Garlsson, società che fa capo al gruppo Magiste di Ricucci, ha chiesto il dissequestro di quei 39 milioni. E nell’istanza si cerca di dimostrare la correttezza dell’operazione.
Altri problemi arrivano dal fronte Antonveneta. Ricucci è stato messo sotto inchiesta dai magistrati di Milano e interdetto per due mesi da tutte le cariche societarie, poi ha lentamente provato a rompere l’assedio. Ha firmato un contratto preliminare di vendita agli olandesi di Abn Amro delle quote Antonveneta, rastrellate a suo tempo insieme ai furbetti del quartierino.
Dalla cessione Ricucci dovrebbe ricavare oltre 350 milioni di euro, ossigeno per il suo gruppo in gravi difficoltà. Senza contare, naturalmente, le plusvalenze pari a 31 milioni di euro che il finanziere ha deciso di mettere a disposizione della Procura per facilitare la conclusione dell’accordo con gli olandesi.
I colpi di scena però si susseguono senza soluzione di continuità. Nelle scorse settimane gli investigatori sono entrati a Zagarolo in un garage di proprietà di Ricucci e hanno trovato in un’intercapedine la bellezza di 131 scatoloni. Si tratterebbe dell’archivio segreto del finanziere. Fra le carte, perfino i calendari di Anna Falchi, ma anche documenti superriservati come quelli che dimostrerebbero la cessione del 20 per cento delle quote della Magiste al figlio di Billè, Andrea.
I tempi del matrimonio con la Falchi, celebrato in luglio nella superba cornice della villa Feltrinelli all’Argentario, appaiono irrimediabilmente lontani.

Ma i suoi avvocati Grazia Volo e Luigi Fischetti continuano la battaglia per evitare il naufragio. Ora annunciano ricorso al tribunale del riesame contro il provvedimento del gip di Roma. E Ricucci smentisce che Billè junior sia suo socio.

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