Evasione, sogno, paradosso: forse per quel pugno di pittori nati tra Ottocento e Novecento, la pittura non era che questo. Matisse, Mondrian, Chagall, Magritte, Dalí cercavano nelle tele ciò che la realtà negava loro. Una realtà da cui avevano iniziato il viaggio nellarte, ma che presto avevano abbandonato.
Il francese Henri Matisse (Le Cateau-Cambresis 1869 - Nizza 1954), pittore raffinatissimo, comincia la sua carriera a fine Ottocento dipingendo romantici interni con donne in lettura o nature morte ispirate a dipinti fiamminghi del 1500 e 1600. Ma progressivamente, attraverso sprimentazioni assillanti, arriva a forme piatte, essenziali e irreali come quellIcaro, nero e piatto, che cade a precipizio in una notte stellata. Il gouache colorato, ritagliato e incollato su carta, firmato e datato 1946, fissa la caduta del sogno del mitico personaggio e dello stesso Matisse, stanco e angosciato dellesistenza.
Lolandese Piet Mondrian (Amersfoort 1872 - New York 1944) comincia come paesaggista nella sua terra. Ma dal naturalismo al simbolismo arriva a semplificare le immagini, sotto linfluenza di Braque e Picasso, sino a forme geometriche astratte, fatte di linee e colori. È la ricerca di un equilibrio e di unarmonia tra luomo e luniverso, che la realtà non riesce a creare.
Il russo Marc Chagall (Vitebsk 1887 - Saint Paul de Vence 1985) dipinge sognando a occhi aperti. I suoi sposi allinizio del Novecento si avviano in corteo, piedi per terra, nelle viuzze di cittadine russe poetiche e colorate, tra suonatori, danzatori e bambini giocosi. Ma, poco dopo, si alzano e volano, in cieli grigi e blu, mentre case e prati verdi ruotano sotto i loro occhi. Nella Passeggiata il giovane Chagall tiene per mano la fidanzata Bella che si è ormai librata in aria col suo leggero abito viola. I sogni di Chagall investono tutto il creato: mucche, capre e cavalli, acrobati, pagliacci e violinisti e persino donne incinte o nude. Nel Nudo sopra Vitebsk del 1933, ad esempio, una grande e vistosa donna nuda, distesa su un lenzuolo in un cielo plumbeo, sogna la città di Vitebsk che le si distende sotto.
Per il belga René Magritte (Lessines 1898 - Bruxelles 1967) luniverso dipinto diventa surreale. Gli elementi della realtà, anche i più comuni e banali, si associano in modo imprevedibile e illogico, creando a chi guarda sensazioni di sorpresa e mistero. Perché, ad esempio, quei due Amanti che si baciano appassionatamente, hanno i volti coperti da un panno bianco? E perché quella pipa dipinta non è una pipa, come recita la scritta che laccompagna: «Ceci nest pas une pipe?». Perché, potrebbe rispondere Magritte, si tratta della rappresentazione di una pipa e non della pipa vera e propria. Così, di paradosso in paradosso, niente sembra più vero, tutto diventa gioco, finzione.
Con lo spagnolo Salvador Dalí si va ancora oltre. Dopo aver sperimentato futurismo, metafisica e cubismo, il pittore opta per il surrealismo. Ma lo manipola secondo il suo «metodo paranoico-critico», che fa tesoro della psicanalisi di Freud, con effetti visionari e onirici. Esempi? Lo strano Monumento imperiale alla donna bambina del 1929, una gigantesca ed orrida stalagmita, da cui affiorano il volto e il busto dellamata moglie Gala. Il Grande masturbatore, che mescola una testa umana alle rocce della Costa Brava, zeppo di simboli fallici.
Grandi artisti o grandi pazzi? Certo hanno creato buona parte dellarte di oggi, compresa lonnivora pubblicità.
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