RECENSIONI

Vi ricordate di Blimunda? La figlia della terra dai sentori magici, detta la Settelune, amante del soldato senza una mano Settesoli? È l’eroina del romanzo visionario di Saramago Memoriale del convento; Azio Corghi ne fece un’opera insieme tormentata e solare, che presentò al Teatro Lirico con la Scala, e ne ha tratto un poema sinfonico che la Filarmonica della Scala, diretta con impeto appassionato da Riccardo Chailly, ha eseguito con successo. E ha finito per creare una cosa tutta nuova: e il suo sogno d’un mondo irripetibile diventa il nuovo soggetto.

Dell’opera resta viva la dialettica fra la concretezza amara e fatale della terra malpercorsa dagli uomini e il gesto affettuoso della rievocazione: e una materia violenta e percussiva viene affrontata e distanziata dall’affiorare di suoni che ricordano da lontano il clavicembalo e da un violoncello che proustianamente rievoca e ricrea. Nel libro c’è una macchina per volare: è come se ci salissimo, trapassando le cose, spinti meravigliosamente non importa dove.

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