RomaIl peggior primo trimestre del decennio sul fronte dei conti pubblici passa agli archivi dellIstat con un numero da brivido: il deficit è infatti arrivato al 9,3% del Pil contro il 5,7% dei primi tre mesi dellanno scorso. Sono diminuite le entrate fiscali ed aumentate le spese. Del resto, il raddoppio del fabbisogno statale certificato ieri dal Tesoro va nella stessa direzione. Lunica voce positiva è il calo degli interessi sul debito pubblico, grazie al forte ribasso dei tassi dinteresse.
Il rapporto diretto fra crisi delleconomia reale e andamento dei conti è dimostrato proprio dalle entrate, che in cifra assoluta sono diminuite del 2,8% rispetto al primo trimestre del 2008, ma che nel contempo aumentano la loro incidenza rispetto al Pil: così la pressione fiscale passa dal 39,8% al 39,9%. Nel contempo le uscite totali sono aumentate del 4,6% (3,9% la spesa corrente), con un picco del 7% per le uscite per gli stipendi del pubblico impiego a causa del rinnovo contrattuale per i dipendenti dei ministeri, della scuola, degli enti pubblici non economici. Il saldo primario, che misura il saldo al netto della spesa per il servizio del debito, è risultato negativo del 4,6% contro lo 0,8% del primo trimestre 2008.
Cè da rilevare che, almeno, sono aumentate del 15,3% le spese per gli investimenti. Per le infrastrutture, spiega il ministro dellEconomia Giulio Tremonti, il problema non è rappresentato dai soldi, quanto dai blocchi, «leccesso di diritto paralizzante». Secondo Tremonti, la richiesta continua di finanziamenti è un alibi. «Se hai i soldi - osserva il ministro intervenendo al convegno di Italiadecide - spendili, perché chiedendone di più fai un doppio danno: non fai lopera e sottrai risorse alleconomia». Quindi «meno vincoli, più libertà» è la soluzione.
Storicamente, il primo trimestre è sempre il peggiore dellanno. Non appare perciò compromesso lobiettivo del governo di contenere il deficit intorno al 5% del Pil. Secondo gli economisti del Cerm, a questo punto il bilancio pubblico dovrebbe rimanere «congelato» per due anni, o almeno fino alla ripresa delleconomia che dovrebbe giungere a metà del 2010, puntando nel frattempo a riforme a costo zero per lerario: apertura alla concorrenza dei mercati, decentramento della contrattazione, riqualificazione della spesa per il welfare. A sua volta, la Cisl suggerisce al governo di agire, evitando allarmismi, per il rilancio dello sviluppo e la lotta allevasione fiscale.
A questo punto si avvicina a grandi passi la decisione sullo scudo fiscale, il rientro oneroso dei capitali detenuti nei paradisi fiscali che potrebbe portare molti miliardi di euro nelle casse dello Stato.
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