Recuperato il cadavere dell’alpinista bergamasco

La passione per la montagna se l’è portato via. Proprio come il papà Livio nel 1981, ne ha condiviso la stessa fine. È morto Roby Piantoni, 32 anni di Colere in provincia di Bergamo, impegnato in una spedizione in Tibet sullo Shisha Pangma (Gosainthan), la quattordicesima montagna più alta della terra. Ma il corpo dell’alpinista non è stato abbandonato tra i ghiacci del Tibet. I compagni di spedizione si sono sacrificati per il loro compagno, così la salma di Roby riposerà nella sua Colere. Dopo l’incidente, avvenuto mercoledì notte, i compagni sono infatti risaliti in quota per poi scendere portando in spalla il corpo di Piantoni. Roby era partito con altri due alpinisti bergamaschi, Marco Astori e Yuri Parimbelli, per lo Shisha Pangma a metà settembre: con loro anche il collega valtellinese Adriano Greco. I quattro volevano scalare la parete Sud con l'idea di aprire una via nuova per poi proseguire verso la vetta. La spedizione doveva durare un mese e mezzo: il rientro era previsto infatti a fine ottobre.

Invece, nella notte tra mercoledì e giovedì, a un mese esatto dalla partenza della spedizione, si è consumata la tragedia: un volo tremendo e per Roby Piantoni non c’è stato più niente da fare. Il tutto è accaduto a 6.700 metri di quota, proprio quando i tre scalatori avevano deciso di tornare sui loro passi per la presenza di troppo ghiaccio.

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