Quasi otto ore in conclave. Il sindaco ha parlato pochissimo e ascoltato molto gli assessori riuniti intorno al tavolo della giunta sabato dalle tre del pomeriggio fino alle dieci e mezza di sera. Bruno Tabacci al Bilancio e il direttore generale Davide Corritore sono ovviamente quelli che hanno illustrato più a lungo le ipotesi in campo per coprire un buco del bilancio di previsione che, per il 2012, si aggira intorno ai 540-580 milioni di euro solo per la spesa corrente. Quasi il 25 per cento, dato che il totale ammonta a 2,5 miliardi e molto se ne andrà in spese fisse come il personale o i trasporti. L’allarme (per i milanesi) arriva dalla slide con l’elenco delle strade percorribili per coprire il deficit. Primo: tagli alle spese per 100 milioni di euro. Un problema per gli assessorati che hanno già ridotto nel 2011 i budget e rischiano di ridurre drasticamente la lista di eventi e servizi già pianificati. Il dg entro un paio di settimane concluderà il lavoro di spending review e indicherà precisamente i settori che pagheranno più sacrifici. C’è scritto un conto teorico da 200 milioni di euro invece accanto alla voce «incremento fiscale». Tradotto, aumento delle tasse. Il prelievo attraverso Irpef, Imu, tariffe comunali. La filosofia di fondo è stata condivisa da tutti al tavolo, «il governo sta già chiedendo sacrifici ai cittadini e nonostante l’emergenza dobbiamo gravare il meno possibile sulle famiglie di ceto medio-basso». Da qui il tentativo di non aumentare l’Imu sulla prima casa e agire più pesantemente sulle seconde, dove i Comuni possono alzare l’aliquota dello 0,76% di uno 0,3 in più o in meno. «Dobbiamo evitare di tartassare i milanesi e trovare soluzioni creative» ha sostenuto l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso. Che ha anche la delega al Turismo e conferma ch,e sciolte alcune questioni di carattere giuridico ancora aperte, Milano come Roma imporrà la tassa di soggiorno ai turisti. E potrebbe incassare più dei 10 milioni stimati fino a qualche mese fa. Chi soggiorna in albergo non pagherà meno di 5 euro e la tassa dovrebbe essere estesa a tutte le categorie di hotel, non solo dai 3 stelle in su.
«Non gravare sulle tasche dei milanesi». La filosofia. Ma l’aliquota Irpef se va bene salirà dallo 0,2 allo 0,6% rispetto al 2011 (quando il sindaco Pisapia l’ha reintrodotta dopo dieci anni) e resta l’ipotesi di alzare al massimo, lo 0,8%, cercando di allargare le fasce di esenzione. Un inasprimento fiscale da duecento milioni? «Il Pd - frena la capogruppo Carmela Rozza - esaminerà attentamente i conti e prima di alzare le tariffe verificheremo quanto è possibile incrementare le entrate con la vendita o la valorizzazione del patrimonio». Palazzo Marino ad esempio conta di incassare più fondi dalla voce affitti. Gli assessori D’Alfonso e Lucia Castellano (alla Casa) si sono divisi le competenze sulla Galleria e l’obiettivo è «mettere a reddito» i piani alti, fino ad oggi affittati a prezzi low cost e perlopiù ad associazioni.
«Ogni tassa in più è uno schiaffo alle famiglie e allo sviluppo. Non troviamo nessuna attenzione allo sviluppo nelle parole dell’assessore Tabacci» afferma il capogruppo Pdl Carlo Masseroli. Che oggi in consiglio presenterà una mozione urgente (quella che il movimento Tea Party Italia invita a votare in tutti i Comuni) per chiedere alla giunta Pisapia di abbassare l’aliquota Imu sulla prima casa allo 0,2%. E oggi la giunta vota il nuovo Piano di governo del territorio: arriverà in aula entro fine febbraio.
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