Politica

Regge: «Quante parole ipocrite L’Italia è circondata dal nucleare»

Il fisico: «Troppe pagliacciate sull’ambiente. Non si può lanciare allarmi e poi comprare l’energia dai Paesi vicini»

Un’ipocrisia vera e pura: il professor Tullio Regge, torinese, fisico e matematico di fama mondiale, accademico dei Lincei, liquida così chi si straccia le vesti in Italia dopo l’incidente all’impianto nucleare di Krsko. «Paure assurde. Scandalizzarsi è pura ipocrisia: l’Italia settentrionale è circondata da centrali atomiche. Per fortuna i verdi si sono presi una stangata alle elezioni, è una delle poche cose buone di questo voto».
Ma lei sarà d’accordo con il nuovo governo che ha annunciato il ritorno al nucleare, o no?
«Sul ricorso al nucleare non transigo. Discutiamone. Bisogna farlo bene, con tutti i crismi di sicurezza. Che adesso è molto più alta di vent’anni fa. Io non faccio nemmeno il confronto con Chernobyl».
Perché? Facciamolo, invece.
«Quella è stata proprio una vergogna. Il responsabile della centrale ricevette una proposta da un gruppo di ricercatori (ma io non li chiamerei così) i quali volevano vedere come si comportava il reattore a basse potenze. Ebbero le chiavi, entrarono e abbassarono la potenza. Quel reattore non era moderato ad acqua ma a barre di magnesio, una tecnologia oggi totalmente abbandonata perché presentava un grave difetto: a basse potenze diventa instabile, o tenta di spegnersi di colpo o di andare su, è incontrollabile. Quelli non lo sapevano, il reattore tendeva a spegnersi e loro toglievano barre di magnesio. Eliminata l’ultima, il reattore è scoppiato. Non aveva neppure le pareti corazzate. Un incidente orrendo».
Perché dice che non c’è paragone?
«In Slovenia non è coinvolto il reattore. C’era una tanica enorme piena di acqua che serviva a raffreddare l’impianto e non partecipava alla reazione. Un po’ come il radiatore di un’auto, l’acqua non entra nei cilindri del motore. Cos’è capitato lì? Un buco nella tanica da cui usciva acqua. Hanno fermato subito il reattore e riparato la perdita. Alimentare un panico planetario per un incidente del genere non mi pare il caso».
Però i timori sono inevitabili.
«Ma oggi i sistemi di sicurezza sono avanzatissimi. Di recente ho visitato una centrale in Francia, i tecnici locali mi hanno raccontato che qualche tempo prima era scattato l’allarme per colpa di una fortissima grandinata che aveva danneggiato il tetto dell’impianto. Il reattore però è contenuto in un guscio di cemento armato spesso mezzo metro, la grandine non gli ha nemmeno fatto il solletico. I francesi hanno 59 reattori in funzione e non s’è mai avuta notizia di incidenti».
Da noi ha ancora senso fare gli antinuclearisti?
«Nessun senso. Credo addirittura che a questo stesso reattore sloveno fosse interessata l’Enel quando si parlò di raddoppiarlo. Ora l’Albania vorrebbe che l’Italia finanziasse un reattore da loro per produrre energia da rivenderci. È una finzione, un’ipocrisia vera e pura non degli albanesi, ma di chi si oppone alla costruzione di centrali atomiche in Italia. Io non transigo sulla sicurezza in base all’esperienza guadagnata in vent’anni di costruzioni. Ma fare dell’antinucleare una pagliacciata di tipo mistico-religioso, questo no».
Quindi, piuttosto che costruire centrali in Albania o Slovenia, tanto vale farle da noi.
«Fra l’altro la centrale slovena in linea d’aria è a un centinaio di chilometri da Trieste, e l’Albania non è tanto più lontana dalle coste pugliesi. Stare lì a fare tutte queste tirate ipocrite non lo capisco. L’Italia sta per entrare in una pesante crisi energetica, dobbiamo comprare tutto fuori, stiamo già importando dalla Francia energia prodotta col nucleare».
Al di là delle Alpi ci sono centrali che producono soltanto per noi.
«Per forza, quelli dicono: se gli italiani sono così scemi da non farsele loro, gli vendiamo l’energia noi, a caro prezzo ovviamente. Io non ho nessuna simpatia per questi movimenti cosiddetti ambientalisti, che poi secondo me sono i peggiori nemici dell’ambiente».
Ora che sono fuori dal Parlamento, cercano di alzare ancora di più la voce.
«Uhh... Alzano polveroni su tutto.

Soltanto loro sono i protettori della salute e dell’ambiente, e intanto provocano al Paese un incalcolabile danno economico».

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