La regia «moderna» secondo Tadeusz Kantor

Ancora un appuntamento alla Casa dei teatri di Villa Pamphili per completare e argomentare la doppia esposizione Tadeusz Kantor «Wielopole-Wielopole»: dall’atelier allo spettacolo (sino al 2 aprile). Oggi pomeriggio alle 15.30 si parlerà dell’esperienza pionieristica e radicale del maestro polacco, che fece delle prove, degli atelier e dei laboratori la sua dimensione privilegiata. «Il dramma non va scritto affatto, secondo me è un genere letterario datato che impedisce il conseguimento della piena autonomia del teatro! È proprio questa autonomia che rivendico da sempre! L’opera scritta deve essere ripetuta sulla scena con mezzi teatrali»: così Kantor rivendicava la necessità di allontanarsi dal testo per concentrare il lavoro di creazione sulle azioni, le situazioni, gli eventi e i personaggi che mano a mano andavano a popolare la scena.

Così Luigi Marinelli e Silvia Parlagreco ci raccontano la genesi dell’opera monstre del regista polacco, La Classe morta, proprio a partire dalle indicazioni per gli attori, dalle note sull'atmosfera da creare, dalle impressioni da trasmettere, che compongono la partitura originale dell'allestimento. Ad animare l’incontro, le performance con musiche, proiezioni video, letture ed improvvisazioni di Massimiliano Cutrera.

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