Roma

«Per le Regionali gioco di squadra sul programma»

Un «gabinetto di crisi» operativo da ottobre, dunque da subito, per individuare i tempi, i luoghi e i contenuti della campagna elettorale. «Un meccanismo a cerchi concentrici che, partendo da un nucleo, allargherà la discussione fino all’estrema periferia, coinvolgendo praticamente tutti». Ecco la «strategia partecipata» del Pdl per il voto di marzo nella regione, come anticipa il coordinatore del Lazio Vincenzo Piso. «Sarà un lavoro corale - aggiunge - che farà ampio ricorso a internet e alle nuove tecnologie. Nessuno rimarrà escluso da questo processo o potrà accampare scuse, dicendo che non ne sapeva nulla».
Piso, può spiegarci nel dettaglio che cosa succederà?
«La premessa, il motivo di fondo, è che dobbiamo evitare i tecnicismi, le trappole da addetti ai lavori, gli slogan fini a se stessi e le utopie irrealizzabili, altrimenti avremo perso la sfida in partenza. Utilizzeremo il gioco di squadra e, insieme con i coordinatori provinciali, sceglieremo una serie di priorità che verranno dibattute all’interno dei nostri circoli. Solo a quel punto, con in mano un canovaccio, opereremo una prima scrematura e proporremo una bozza di programma».
Da chi sarà esaminata la bozza?
«Dalla gente, da chi se no? Convocheremo delle assemblee durante le quali saranno possibili emendamenti, correzioni di tiro e aggiunte. Soltanto allora il testo ritornerà al nucleo centrale che, recepite le modifiche, stenderà il programma definitivo. Io lo vedo come un filo rosso, uno strumento chiaro in grado di raccordare le mille voci che sentiremo a breve. Aiuterà a tenere la barra dritta, a non smarrirsi nella selva dei nomi. Insomma, farà capire per davvero dove vuole arrivare il candidato alla presidenza del Pdl».
Che peso avranno le alleanze in questo cammino? Teme condizionamenti o peggio deviazioni forzate?
«Non le temo perché sugli argomenti cruciali, cioè sanità, trasporti, infrastrutture e rifiuti, ovvero tutte le problematiche che la nuova giunta sarà subito chiamata a risolvere, ci confronteremo prima con i nostri potenziali alleati. Se non si troverà un punto d’incontro, una sinergia, allora procederemo su strade separate. I matrimoni di convenienza tanto cari al centrosinistra hanno provocato al Paese e al Lazio danni irreparabili. Si è finiti in un pantano, non si è mai riusciti a prendere il toro per le corna. Ecco perché vogliamo un’intesa programmatica seria, compiuta, che tenga conto delle forze in campo senza però svilirsi».
Non rimane che chiederle chi sarà il candidato del Pdl.
«È una bella domanda: diciamo che c’è l'imbarazzo della scelta. I nomi che abbiamo sentito fino a oggi sono estremamente autorevoli, di qualità; ciascuno dei papabili ha le carte in regola per svolgere al meglio un ruolo così delicato. Diciamo anche che tutti tranne una hanno un solo gap».
Sia più preciso.
«Tranne Renata Polverini, gli altri nomi dei candidati finora sono stati poco esposti mediaticamente, non si può dire che la gente li conosca benissimo. Ma è un gap trascurabile, di poco conto, colmabile nel giro di qualche mese».
Lei però proprio non se la sente di fare un pronostico.
«Preferisco rivolgere un invito generale: facciamo presto, facciamo in modo che tutto avvenga rapidamente.

Abbiamo bisogno di trovare l’accordo su un nome entro il mese di ottobre».

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