Nelle scuole del territorio sarà fissato un tetto del 30 per cento per liscrizione di tutti gli alunni stranieri, anche per quelli nati in Italia e per quelli che conoscono la lingua italiana ma figli di stranieri. Un provvedimento che interpreta in maniera restrittiva quanto previsto dal recente decreto del ministro Gelmini, che tende a includere nel 30 per cento gli alunni non nati in Italia e non «italofoni».
La decisione del Provveditore del Lazio, che non contrasta con le direttive Gelmini ma le rivede in maniera più severa è già stato criticato dalla sinistra. Ma al di là della polemica sterile avrà comunque come risultato una maggiore distribuzione negli istituti degli studenti stranieri e renderà praticamente impossibili nuovi casi limite come quello della scuola elementare Pisacane, dove quasi il 90 per cento degli alunni sono immigrati.
«Ciò che non può essere condiviso è la formazione di classi ghetto in quanto contrarie a qualsiasi politica di integrazione», sottolinea il direttore generale dellUfficio Scolastico per il Lazio. «Quanto riferito dal provveditore nelle riunioni con i dirigenti scolastici, alla luce della vigente normativa, è in linea con la circolare ministeriale che si riferisce al dpr del 99 - interviene lassessore alla scuola del Comune Laura Marsilio -. Chiaramente è prevista anche una certa flessibilità che può alzare la soglia fino a un massimo del 50 per cento in alcuni casi, purché non ci sia predominanza di bimbi stranieri nelle classi.
La Regione applica il decreto Gelmini in maniera restrittiva
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