Regione: la beffa della trasparenza

Doveva porre le basi per un “cambiamento di rottura”. Doveva coincidere con il passaggio dall’amministrazione “rinchiusa” a quella che sposa “la strategia dell’apertura”. E invece la seconda fase del progetto “Trasparenza totale”, che in soldoni avrebbe permesso ai cittadini di conoscere tramite il web curricula, stipendi e obiettivi di chiunque prenda decisioni al loro posto, non solo delle figure più in vista, si è rivelata un doloroso flop. Flop per il bassissimo livello di adesioni complete raggiunto, che al momento non superano un imbarazzante due per cento; doloroso perché inserito in un piano gestionale che costerà la bella somma di 450mila euro. Un investimento sulla cui opportunità si potrebbe discutere a lungo. Ricostruiamo le tappe della vicenda: di trasparenza totale si sente parlare già da un po’, precisamente dal luglio dello scorso anno, quando a Marrazzo è venuto in mente di trasformare il Lazio in un esempio di buona condotta, anzi nel «più avanzato laboratorio dell’innovazione amministrativa italiana del prossimo biennio», come scrive in una nota interna il suo segretario generale, Francesco Gesualdi. Sul sito ufficiale, quasi subito, è stata attivata una sezione dove è presente l’organigramma e si può scaricare un file con i livelli retributivi di ogni singolo capo dipartimento, direttore regionale e responsabile delle strutture apicali del Segretariato. A ben vedere si tratta di un pugno di nomi, ben pochi rispetto ai 135 dirigenti che operano direttamente o dipendono da via Cristoforo Colombo, ciascuno responsabile della propria area di competenza. Lo stesso Gesualdi ha capito che, per parlare veramente di trasparenza, occorreva coinvolgerli nel programma: per questo ha scritto una lettera in cui chiedeva di essere autorizzato, entro il 5 febbraio, a pubblicare anche i loro curricula e i loro stipendi. Oggi, un mese e mezzo dopo il termine ultimo, il Giornale è in grado di dirvi quanti hanno aderito e quanti no. E c’è da ridere: dai controlli effettuati all’inizio di questa settimana sul sito ufficiale, solo 2 dirigenti su 135 hanno dato l’ok per rendere noti agli utenti curriculum e retribuzione. Appena 51 si sono limitati a dare l’assenso per il curriculum, mentre oltre 80 non hanno fornito nessun tipo di informazione. Oscurità totale, l’esatto opposto della trasparenza. Tradotto in percentuali, come anticipato sopra, meno del due per cento ha tolto il velo sui dati richiesti dal segretario generale, mentre circa il sessanta per cento ha preferito il segreto. Non è certo una bella pubblicità per la giunta Marrazzo, che delle porte aperte ai cittadini ha fatto un punto d’orgoglio, per giunta messo nero su bianco in un piano di miglioramento che partecipa al concorso “Premiamo i risultati” indetto dal ministro Brunetta. A pagina sei del documento dove si illustra il progetto, dal costo complessivo di 450mila euro, si legge questa definizione: «Trasparenza totale del funzionamento dell’amministrazione. Un processo per step successivi che mira a rendere totalmente accessibili ai cittadini la totalità delle scelte gestionali».

E, più in là, a pagina 11, tra gli obiettivi generali ci si propone di «fornire i dati relativi a tutto il personale dirigente (curricula, retribuzioni, obiettivi, valutazioni)». Se le premesse sono queste, la Regione Lazio il concorso lo ha già perso in partenza.mar.morello@gmail.com

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