«Signori assessori, signori consiglieri, buongiorno e ben ritrovati. La seduta ha inizio. La seduta è tolta. Ci vediamo alla prossima». È stato questo, più o meno, il dialogo, pardon: il monologo ridotto allosso, pronunciato dal presidente dellassemblea legislativa della Liguria, Mino Ronzitti, ieri mattina alle 10 in punto, davanti a uno sparuto drappello di individui nellaula della Regione.
Non cerano neanche, ad ascoltarlo, il personale della vigilanza e i soliti giornalisti birichini che, fidando nel calendario ufficiale delle sedute, si erano sì avventurati sul posto, ma avevano trovato porta chiusa allingresso. E non cerano neanche spettatori o esponenti, che so?, di comitati di lotta, cassintegrati sul piede di guerra e ultras pro-stadio Ferraris «a Marassi, solo a Marassi, e guai a chi lo vuole mettere a Campi», tutto quel popolo insomma che affolla solitamente il consiglio regionale per manifestare, talvolta anche in modo molto folkloristico, «che noi ci siamo» (anche se non li ascolta nessuno).
Davanti al buon Ronzitti, invece - lui sì che cè sempre, e sincavola, e bacchetta a destra e a sinistra quando manca qualche collega -, dunque: davanti al presidente che scandisce la formula di rito, si stagliano solo 11 consiglieri su 39 (il quarantesimo è proprio Ronzitti) e 2 assessori sugli 11 in giunta, oltre il presidente Claudio Burlando che peraltro nega ancora una volta di essere impegnato a tagliare nastri. (...)
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