Regione, ecco il «reddito di cittadinanza»

Marzio Fianese

Gli anziani si «attaccano al tram», gli extracomunitari lo prendono gratis. I giovani disoccupati restano a spasso? Peggio per loro. Ma se sei nomade e guadagni meno di 6mila euro l’anno, ne intascherai 500 al mese. Sembra un paradosso, in realtà si tratta di una proposta di riforma presentata in Regione dalla maggioranza ulivista guidata da Piero Marrazzo attraverso ben quattro iniziative legislative firmate dai Ds, dai Verdi, dai Comunisti Italiani e dai Socialisti Democratici ora all’esame congiunto delle commissioni Servizi Sociali e Lavoro.
Il «pacco regalo» propone l’istituzione di un «reddito di cittadinanza» per le fasce sociali più disagiate, o, come propone il Pdci di Armando Cossutta, di un reddito minimo d’inserimento nella Regione Lazio. Anche l’Udc ha presentato un testo in materia, ma si parla più genericamente di reddito d’ultima istanza, mentre An ne sta elaborando uno sul sussidio di disoccupazione. Andrea Augello, vicepresidente del consiglio regionale, si è detto d’accordo sull’istituzione di «una sottocommissione che lavori su due testi, uno di maggioranza e uno d’opposizione, col coinvolgimento dell’assessore al Bilancio». D’accordo anche Anna Teresa Formisano (Udc), secondo la quale «i tempi per arrivare ad un lavoro compiuto sono stretti, ma senza ipotetici riferimenti di spesa da inserire in bilancio si rischia di vanificare tutto».
La proposta dell’Unione vale naturalmente per tutti i residenti del Lazio, italiani compresi. Ma è orientato, così come si legge nelle premesse (in particolare quelle dello Sdi, dei Verdi e dei Comunisti italiani) verso tutti gli extracomunitari titolari di carta o di permesso di soggiorno che risiedano nel Lazio da 2-5 anni. Un occhio di riguardo è previsto anche per i senza fissa dimora per i quali sia il sindaco ad attestare l’abitualità del «tetto» dove dormono. Un’elegante perifrasi per riconoscere anche ai rom quei 500 euro al mese pagati dai contribuenti? Chissà. Il testo della proposta è chiaro, ma è sull’interpretazione che anche il centrosinistra non sembra avere idee univoche. I Ds ci vanno più cauti, definendo la proposta di legge uno strumento utile per rimuovere il disagio economico dovuto all’immigrazione. Ma è sul titolo del documento che sembra giocarsi l’equivoco sui destinatari «privilegiati», laddove c’è chi fa notare il titolo della proposta la dice lunga: a un italiano non serve un reddito per definire la propria cittadinanza. Basta la carta d’identità.
Per gli altri, un’ala della sinistra penserebbe ad una sorta di «surrogato di cittadinanza» attraverso l’attestazione di un guadagno minimo, forzando addirittura la normativa nazionale che riconosce la titolarità solo agli stranieri che risiedano regolarmente in Italia per 10 anni. Fra i benefici, l’accesso agevolato a teatri, cinema, musei, impianti sportivi, scuole per l’insegnamento delle lingue straniere, librerie, servizi socio- sanitari, corsi di formazione e - manco a dirlo - trasporto pubblico. La Regione è generosa, e nelle intenzioni c’è uno sconto del 50% sul prezzo dei servizi.

Quanto allo stanziamento complessivo, diverse le proposte sul tavolo: c’è chi pensa a tre milioni di euro per l’anno in corso e dieci milioni per il prossimo biennio. A gestire il forziere regionale saranno i Comuni. Inutile dire qual è il comune del Lazio con maggiore presenza di extracomunitari.

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