Pareva una di quelle votazioni da unanimità senza né a ne ba, che chi mai opporrebbe alla costituzione di un parlamento regionale degli studenti col dichiarato intento educativo di avvicinare i giovani alle istituzioni? Nessuno, e nessuno si è opposto infatti, solo che in un attimo, e per due ore buone, il consiglio regionale sè trasformato in un ring, tutti contro tutti perché ognuno ha votato secondo coscienza, e cioè diversamente dalle coscienze dei colleghi di partito. A mandare laula in tilt Minella Mosca dei Ds, una che pure magari la noti per la chioma arancione, certo non per la ferocia degli interventi. Invece ieri era agguerrita e, allultimo momento e con un emendamento dellUnione quasi-tutta, ha invitato lassemblea a introdurre le quote rosa nella legge proposta dallufficio di presidenza del consiglio: nel nuovo parlamento entrino 15 ragazze e 15 ragazzi, fifty-fifty. Ci prova Luigi Cola dei Ds a parlare solo di «parità», ma poi cede alla «parità numerica», che verrà approvata.
A tutti pare immediatamente chiaro che trattasi di prova generale per la legge elettorale quella vera, che lassemblea dovrà affrontare nei prossimi mesi, dopo il varo di quella nazionale, certo. Hai voglia a segnalare che nelle scuole il problema non non esiste e che se mai si pone dopo, come fa Franco Orsi di Forza Italia. Gli risponde Matteo Marcenaro dellUdc, sottolineando che «qui oggi non possiamo creare un precedente per il futuro». E così è bagarre, interviene persino Claudio Burlando il presidente della giunta, le quote rosa non lo appassionano, dice, ma ben venga ogni tentativo di garantire le pari opportunità. Richiami solenni: «Questo provvedimento offende le donne e le ghettizza: anziché garantire le pari opportunità nellaccesso alle istituzioni e al lavoro afferma un principio di inferiorità nei confronti degli uomini» dice un uomo come Luigi Morgillo il capogruppo di Fi. Strigliate inaspettate: «Qui urge se mai un cambiamento culturale, perché certe cose non si regolamentano per legge, e comunque chi lha detto che le donne devono per forza fare politica?» domanda una donna come Cristina Morelli il, pardon, la capogruppo dei Verdi. Toni aulici: «Se avessimo atteso un cambiamento culturale oggi non ci sarebbe neppure il suffragio universale» si lancia Claudio Gustavino il capogruppo dellUlivo.
Tutti comunque in ordine sparso. Quelli che ma quale battaglia culturale, come Matteo Rosso di Fi che vota a favore «anche se in generale sono contrario alle quote rosa, del resto fare politica è tremendo, potersi occupare della famiglia invece è bellissimo», quelli che questo è solo il primo passo, perché, dicono Marco Nesci di Rifondazione e Moreno Veschi dei Ds, «il maschilismo non si risolve con le quote rosa, ma da qualche parte bisogna pur partire», quelli che votano in silenzio ma votano, come Sandro Biasotti che vota con lUnione, quelli che «se ci fosse Margaret Tatcher ve lo farebbe vedere lei, questa è una riserva indiana» ironizza Gianni Plinio il capogruppo di An. Alla fine le quote passano, senza il voto di Minella Mosca che, ubi maior, è fuori dallaula per unintervista in Tv.
Il parlamento under 18, «una palestra di democrazia diretta» spiega Mino Ronzitti il presidente dellassemblea, verrà eletto in autunno da 70mila studenti delle scuole medie superiori liguri. Si riunirà almeno tre volte lanno e, con tanto di commissioni, formulerà proposte che saranno prese in esame dal consiglio regionale.
Ah. La politica è una cosa seria e i giovani devono impararlo, avverte, quindi, almeno da qui, i partiti sono banditi.
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