La Regione Lazio stanzia 3 milioni per promuovere la pace e il disarmo

In via della Pisana, sede del Consiglio regionale del Lazio, guardano molto oltreconfine. Lo sguardo è rivolto spesso al mondo nella sua globalità, a quanto, insomma, di più lontano possibile dalla realtà territoriale, dall’elettorato di riferimento e, soprattutto, dalla comptenze istituzionali.
Tutti aspirano al disarmo, a cancellare gli orrori della guerra, alla pacifica convivenza tra i popoli. Nessuno osa metterlo in dubbio. Ma quando si ha a che fare con ben altri problemi - tipo la voragine del deficit sanitario, ma non solo - impegnare le proprie energie in una legge come la numero 25 del 2008 approvata alla vigilia di Natale dell’anno scorso, è quantomeno curioso.
Il titolo delle disposizioni normative non lascia adito a dubbi: «Promozione ed attuazione delle iniziative per favorire i processi di disarmo e la cultura della pace». Le somme impegnate non corrispondono a spiccioli, tutt’altro.
La legge di bilancio pluriennale 2009-2011 prevede in proposito due apposite voci: la prima, relativa alla parte corrente - cioè alle spese di funzionamento della legge regionale - stanzia 150 mila euro per la sola annualità 2009; la seconda, relativa alla parte capitale - cioè agli investimenti, patrimonio immobiliare compreso - stanzia in tutto 3 milioni di euro, ossia 1 milione per ciascuna annualità 2009, 2010, 2011.
Andando a focalizzare con la lente d’ingrandimento i dettagli della nuova legge, si scopre che in questo caso i consiglieri sono stati particolarmente produttivi nel prevedere la tipologia di interventi da finanziare. Come se le casse regionali godessero di ottima salute. E così non è.
Si spazia dai contributi alle attività ed iniziative, comprese quelle di ricerca, di associazioni, fondazioni ed enti pubblici sui temi della pace, del disarmo, dei diritti fondamentali della persona e dei popoli, della non violenza e della violenza sulle donne ai programmi ed interventi didattici e pedagogici sulla pace e non violenza.
Un vero e proprio minestrone di bontà. Per non lasciare nulla al caso, vengono finanziati anche: i corsi di informazione e formazione sulle politiche ed i progetti inerenti alle materie di cui sopra; la istituzione di premi per tesi di laurea e borse di studio sui temi in oggetto; i progetti di studio e fattibilità per la conversione, integrale o parziale, delle attività delle imprese operanti nella produzione di materiale bellico verso attività di produzione di beni e prestazioni di servizi di uso civile e socialmente utili.
Ma alla Pisana sono talmente affezionati al disarmo che hanno voluto fare le cose davvero in grande, favorendo l’istituzione di «Case della pace» da parte degli enti locali, attraverso la partecipazione a spese di investimento o l’attribuzione in comodato d’uso di immobili del proprio patrimonio. E non è tutto.
Anche i soggiorni di studenti in altri Paesi e gli scambi scolastici internazionali, sempre sui temi di pace e disarmo, saranno agevolati, ognuno con il suo bel contributo. Così come i corsi di formazione per gli operatori del servizio civile che intendono partecipare a missioni internazionali di pace.
Dulcis in fundo, il 10 dicembre di ogni anno, data in cui ricorre l’anniversario dell’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo da parte dell’Assemblea Generale dell’Onu, la Regione celebrerà, con idonee iniziative, la «Giornata per la pace».
La vocazione internazionale della Regione Lazio non si ferma, naturalmente qui.

È di questi giorni la notizia che una delegazione del Consiglio, a onor del vero “a proprie spese”, come riportato nel comunicato stampa, si è recata per la seconda volta in Saharawi per favorire la risoluzione del conflitto con il Marocco, che dura da 35 anni. Ai popoli locali, che lottano per rientrare nei territori di origine marocchini, in Sahara occidentale, è stato dato un contributo di 30 mila euro.

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