Antonella Aldrighetti
La giunta Marrazzo non perde occasione per cercare di essere ricordata come antesignana, su scala nazionale, di un provvedimento tanto inconsueto quanto eccezionale. Per cui seguendo londa emotiva del cambiamento non è riuscita a scappare dalla tentazione di manifestarsi favorevole allautocoltivazione della marijuana per uso terapeutico. La notizia è stata divulgata due giorni fa dal consigliere del Prc Anna Evelina Pizzo che, intervenendo a un convegno sullamministrazione partecipata in quel di Firenze, ha precisato limpegno di procedere nella direzione di consentire ai malati di Aids, di cancro, di sclerosi multipla e a placche lutilizzo di cannabis sativa come rimedio al dolore provocato dalla patologia visto che «il Bedrocan, da cui troverebbero grande giovamento, è vietato in Italia. Motivo questo - ha addotto lesponente di Prc - che indurrà la richiesta alla giunta regionale di sostenere la disciplina legislativa dedicata alla sperimentazione ad uso terapeutico». Vale a dire che viene espressa categoricamente la volontà di «dare la possibilità a chi usa la sostanza per fini di cura - precisa - di poterla coltivare personalmente, senza violare la legge». Certo che appare surreale immaginare un malato di cancro, di sclerosi o di Aids munito di vanga che cura la propria piantina di «erba» e poi si industria per lessiccazione. Già, perché è questo che letteralmente asserisce la Pizzo. Daltra parte, invece, il comportamento di quel medico, che andrebbe a prescrivere al paziente 3 o 4 spinelli al dì per alleviare le sofferenze, potrebbe risultare altrettanto equivoco. Ma si sa che in questo caso laccenno a comportamenti surreali ed equivoci farebbe il paio con quellazzardo, nemmeno troppo malizioso, sullaccelerata che il Prc, e non solo, sta dando alla legalizzazione delle droghe cosiddette leggere. La sinistra in campagna elettorale, e ora il neo governo Prodi, sulle sostanze stupefacenti aveva fatto presagire da un pezzo che si sarebbe proceduto ad un radicale ritocco della norma. Che dire allora se questa affidata alla giunta Marrazzo è lanticamera dabrogazione della legge Fini-Giovanardi? «Mi sembra una forzatura inutile giocare sulla pelle dei malati per riuscire a scardinare i divieti allutilizzo della cannabis, piuttosto - chiarisce il senatore di An, Cesare Cursi, coordinatore nazionale del dipartimento Sanità del partito - chi vuole arrivare alla liberalizzazione degli stupefacenti esca allo scoperto senza celarsi dietro le gravi patologie altrui. Per quanto riguarda il Lazio mi auguro che lassessore alla Sanità Augusto Battaglia non si lasci influenzare da unuscita tanto sgradevole e provocatoria pur di alzare un polverone sulla Fini-Giovanardi». Il polverone è stato alzato eccome dalla Pizzo. Peccato, però, non avesse tutte le armi della politica affilate a dovere: le avrebbero impedito di non scivolare sulla buccia di banana dellerrore grossolano di sostenere la disciplina legislativa per promuovere la sperimentazione. Perché di fatto la sperimentazione è ben avviata: è in corso un mega progetto tra clinici di indubbia fama che coinvolge Le Molinette di Torino e il Policlinico Umberto I dove la coordinatrice dellunità di Medicina del dolore è Rosanna Cerbo che, venuta a conoscenza della notizia di volere consentire lautocoltivazione della marijuana a scopo terapeutico non ha potuto fare a meno di intervenire.
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