La Regione si rimanda per non bocciare Crozza

(...) Ed è toccato a lui trovare la scusa per non rimettere in crisi la maggioranza. Si doveva parlare di sberleffi al Papa. Di sberleffi istituzionali cui la Regione aveva dato il suo contributo con la parodia di Maurizio Crozza al Santo Padre in occasione della campagna di sensibilizzazione sull’uso dei preservativi promossa proprio dall’assessore alla Sanità Claudio Montaldo.
Il fatto è che se ne sarebbe dovuto parlare votando un ordine del giorno presentato da tutta l’opposizione. E la Regione avrebbe dovuto decidere se bocciare il documento, oppure bocciare se stessa approvandolo. Ha scelto di farsi rimandare. Alla prossima seduta, probabilmente. Quando l’argomento spera sia meno scottante e quando anche in aula potrà contare su qualche voto in più. Gianni Plinio, tanto per cambiare, l’aveva studiata in modo da mettere in imbarazzo più di un avversario della maggioranza. Perché la critica, spietata, al vilipendio fatto da Crozza nei confronti di Benedetto XVI (roba che fosse accaduta verso qualsiasi imam avrebbe messo Genova nel mirino della jihad islamica) era arrivata in primo luogo da Clemente Mastella, segeretario Udeur e ministro del governo Prodi. L’appoggio all’ordine del giorno da parte di Roberta Gasco, consigliera Udeur in Regione, era pressoché scontato. E uno. I consiglieri dell’Italia di Mezzo, Fabio Broglia (pur se assente ieri) e Luigi Patrone avrebbero faticato a non aderire all’«indignazione per gli attacchi ingiuriosi rivolti al Santo Padre e alla Chiesa cattolica» non solo dalla performance di Crozza a Genova, ma anche dall’esibizione di Andrea Rivera al concerto del 1° maggio di Roma. E due, e tre. Poi c’è quel che resta della Margherita. Pd o non Pd, almeno tre ex petali del fu partito di Rutelli hanno sempre dimostrato di patire la questione morale sulla Chiesa. Giovanni Palladini, Michele Boffa e lo stesso Rosario Monteleone hanno in passato anche già votato contro (o si sono astenuti contro) la loro stessa maggioranza. Forse, più quattro, cinque e sei. Pur senza portare tutti questi avversari dalla loro parte, l’opposizione avrebbe comunque messo in difficoltà il centrosinistra.
Di più. La maggioranza ne sarebbe comunque uscita sconfitta. Votando contro l’ordine del giorno, avrebbe bissato l’eurofiguraccia di Prodi (fratello) e compagni nel documento approvato contro monsignor Bagnasco a Strasburgo. Votando a favore avrebbe sconfessato se stessa e l’assessore Montaldo che sorrideva accanto a Crozza. Monteleone però ci ha provato: «Non vedo l’urgenza dell’ordine del giorno - ha spiegato -. Anche perché la solidarietà a Bagnasco l’abbiamo già votata una volta». Sapeva bene che il documento non chiedeva la solidarietà a Bagnasco. Ma sapeva anche bene che doveva prendere tempo. Plinio ha chiesto di mettere ai voti l’urgenza, ma Claudio Gustavino, altro ex petalo Margherita e capogruppo dell’Ulivo, si è fatto carico di spiegare le motivazioni del rinvio. Risultato, si è andati ai voti: 18 no, 8 sì. E un astenuto: Roberta Gasco, che spiega di non aver scelto solo «perché si discuteva dell’urgenza e non del merito».
Plinio, in aula, ha accusato Gustavino e il resto della maggioranza «di coprire politicamente gli stupidi e i violenti autori delle recenti campagne di odio contro la Chiesa». Un cerino acceso in una tanica di benzina. E fortuna che era l’ultimo punto in discussione.

«È inaccettabile - sono tornati sul punto Nicola Abbundo e Matteo Marcenaro dell’Udc - che questa maggioranza ritenga quanto accaduto qualcosa che non necessita di risposta ferma e immediata». Dopo essersi rimandata, la maggioranza ora dovrà studiare, e tanto, per non farsi bocciare all’esame di riparazione. Tra quattro giorni.

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