La Regione vara i Pac, analisi a numero chiuso

Antonella Aldrighetti

La giunta ulivista di Piero Marrazzo dà lezioni di patologia clinica. Niente scherzi è proprio così anche perché non possono che essere considerate diversamente le nuove disposizioni sanitarie «al risparmio» che la sinistra regionale ha licenziato per i mesi a venire: tra le innumerevoli limitazioni c’è addirittura il pacchetto calmierato di esami clinici e diagnostici che ogni ambulatorio deve eseguire quando si tratta di individuare una determinata patologia. Basta attenersi pedissequamente e senza indugi ai dettami d’indagine clinica e il gioco è fatto: la «lectio magistralis» che la sinistra intende fare sulla tutela della salute è servita. I pacchetti calmierati si chiamano Pac (pacchetti ambulatoriali complessi) e servono «per descrivere la patologia o il sospetto diagnostico», si legge nelle Misure per promuovere l’appropriatezza organizzativa dell’attività ospedaliera che la giunta Marrazzo, su proposta dell’assessorato alla Sanità, ha avallato. Vale a dire che per la diagnosi dell’ipertensione e del nodulo tiroideo, per citare un esempio di patologie molto comuni, ci sono esami precostituiti dai quali non si scappa. Ossia il servizio sanitario regionale «passa» quelli e niente più.
Ma un Pac specifico c’è pure per la cura del neonato al quale, chiaramente, tutti i pediatri di libera scelta, quelli in convenzione, si dovranno attenere. Senza tirarla per le lunghe insomma la regione Lazio fissa, per editto, i nuovi protocolli terapeutici ma, negli atti che li assicurano, non v’è menzione di quale sia stato il percorso che ha portato a raggiungere queste inedite conseguenze operative. Una conclusione dinanzi alla quale i sindacati della sanità non disdegnano di chiedere un’impugnativa del provvedimento al Tar del Lazio per abrogare l’intero blocco. E il perché è presto detto. «L’intero atto sulle nuove disposizioni sanitarie può essere impugnato in ogni suo capitolo per incostituzionalità e per violazione del codice deontologico del personale sanitario, medico in primis perché - chiosa il segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano - svilisce la professionalità dello specialista e, ancora più grave non tiene eventualmente conto, per quanto riguarda il paziente, di eventuali patologie collaterali a quella conclamata. La giunta Marrazzo sta imponendo regole che esulano totalmente da quelli che sono i modelli terapeutici dei paesi civili e civilizzati: lo dimostra pure il fatto che le nuove disposizioni sono calate dall’alto senza alcuna concertazione con le parti sociali». Stando così le cose si può addirittura arrivare a supporre che, almeno fin d’ora, sia la sciatteria a contraddistinguere la politica sanitaria della sinistra regionale: infatti anche per il taglio operato su 230 posti letto tondi tondi, tra tutti gli ospedali del territorio, le stesse parti sociali non sono state ascoltate. Eppure qui ci sarebbe addirittura in gioco una materia tanto delicata come la messa in mobilità del personale. Già ma il metodo rimane lo stesso, impositivo, e il fine unico: cercare di far quadrare i conti.

Un tentativo che andrà a buon fine? Le prove di collaudo direbbero proprio di no: «Minori posti letto specialistici, in questo caso specifico di ortopedia e oculistica, vogliono dire minor numero di prestazioni erogate che, a sua volta - precisa il sindacalista - vogliono dire meno entrate per le strutture ospedaliere e quindi meno produzione. Quanto al paziente meno letti e meno prestazioni equivalgono a dire più liste di attesa più lunghe e difficili da sfoltire».

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