Entrambi vogliono diventare gli alfieri di un «salto di mentalità», da imporre «con le buone o con le cattive» alla politica e alla burocrazia del Bel paese. Un modo per differenziarsi e spingere unondata di moralità che rigeneri la classe dirigente. È la «linea del Piave» leghista vagheggiata nel governo dal ministro Roberto Calderoli, che trova nei territori di Veneto e Piemonte i governatori Luca Zaia e Roberto Cota pronti alla pugna. Entrambi ritengono di poter dare con i fatti «un buon esempio al governo», perché - hanno sostenuto - «il Nord non deve pagare per gli errori degli altri»: nelle spese della Sanità come nelle vicende giudiziarie che sembrano aprire una voragine di malaffare, se non addirittura una Tangentopoli-due, forse ancora peggiore della prima.
Il governatore veneto, a Treviso per la Festa della polizia, ha proposto un taglio del 5 per cento degli emolumenti degli assessori e, naturalmente, anche per se stesso. «Lidea lanciata dal ministro Calderoli di ridurre lo stipendio dei politici - spiega Zaia - ci trova assolutamente allineati: bisogna andare avanti nella riorganizzazione della Regione nel rispetto dei lavoratori». Già martedì prossimo la proposta sarà formalizzata in giunta. Il governatore auspica anche lappoggio del presidente del Consiglio regionale veneto, Clodovaldo Ruffato, perché possa fare altrettanto con i consiglieri: «Sono sicuro che lo farà». È un sacrificio cui nessuno si dovrebbe sottrarre, insiste Zaia, in quanto non deve «passare lidea che sono tutti ladri . Si impone una doverosa riflessione, che dovrà essere fatta anche dalle altre cariche della burocrazia».
Operazione «anti furbetti» è invece quella che sta per essere lanciata dal presidente del Piemonte, Cota.
Regioni Compensi e furbetti: le giunte padane in azione
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