La regista: «No al biglietto ma la gente scelga se donare»

Chi meglio di una regista teatrale per sciogliere questo amletico dubbio sull’obolo sì o no? Andrée Ruth Shammah è per un «no» di matrice culturale. «Chi entra in una chiesa per fede non deve pagare il biglietto. Chi entra in una chiesa intesa come monumento culturale, dovrebbe pagarlo. Eppure il mio «no» si alza anche in questo caso, perché noi dobbiamo iniziare a formare una diversa coscienza nel cittadino nei confronti della cultura. In Italia dobbiamo smettere di considerare necessariamente «gratis» lo spettacolo dell’arte. Chi usufruisce di un bellezza artistica deve iniziare a sentirsi contento di pagare, non attraverso i biglietti, ma tramite una spontanea e libera donazione».
Quindi lei verserebbe una cifra per entrare in Duomo? «Sì, certamente. Quando gli amici mi chiedono lo sconto per il teatro, rispondo che da amici non dovrebbero domandare detrazioni, ma se il biglietto costa dieci euro, ne dovrebbero dare quindici, perché sanno quali siano le difficoltà giornaliere di chi si muove in questo campo».
All’apertura del Museo del Novecento la Shammah si indignò per l’ingresso gratuito. Cultura e arte vivono continuamente in stato di indigenza. Non è giusto. Quindi la regista avrebbe stabilito anche un euro a persona per il neomuseo a fianco della cattedrale. «Dovremmo sentirci sempre in obbligo verso un oggetto meraviglioso e il Duomo è un oggetto meraviglioso per qualsiasi persona che vi entri».
E’ chiaro che l’obbligo non può valere per il fedele che ogni giorno va in chiesa e si inginocchia a pregare, ma vale per qualunque cittadino che vuole attribuire il suo vero valore alle cose.

«Una diversa politica nei confronti della cultura deve nascere all’interno delle nostre coscienze di fruitori di opere inestimabili, lasciateci in eredità dai nostri antenati». Biglietto: no. Ma donazioni, anche piccole come un euro, siano le benvenute.

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