«Prima regola: non farsi notare»

«Ho scelto un'auto che non dà nell'occhio e vivo in una casa come un'altra. Niente ville, magari isolate. Perché in questo mondo caotico e minaccioso è molto meglio non distinguersi troppo». Cesare Casella commenta gli sviluppi giudiziari sul caso Roveraro. Lui, protagonista di 743 giorni di sequestro tra il 1988 e il 1990, ora imprenditore nel campo dell'edilizia tra Milano e Pavia, segue il «basso profilo», l’unico modo per non rischiare. «Purtroppo - aggiunge - conviviamo con leggi garantiste. Probabilmente si attende il "fattaccio" per cambiare le cose».
Tra gli imprenditori della Bassa padana la paura è tanta e ci si difende da sé. Lo conferma anche Angelo Zilli, titolare di un’azienda pavese di pullman granturismo: «Metto telecamere ovunque per proteggere la mia famiglia.

Ma, soprattutto, ogni sera, quando mia figlia rientra, usiamo il cellulare come fosse una ricetrasmittente, dall’azienda a casa. In modo che io possa sentire in tempo reale tutti i suoi passi. Ma vivere così - conclude amaro - è triste».

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